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04/04/2011

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Compianto dei mendicanti arabi della casba e della piccola Yasmina uccisa dal padre 2013 88 Uno straordinario poema, scritto nel 1951 da un giovane poeta e studente algerino, Ismaël Aït Djafer, che partendo da un fatto di cronaca lancia un veemente atto di accusa contro il colonialismo, la povertà, la fame, la prevaricazione. 88-86203-61-6 Poesia come pane Gianluca Paciucci Gianluca Paciucci e Dominique Gianviti In principio fu un fatto di cronaca: il dramma quotidiano, e quasi banale, d’una bambina assassinata dal padre.
Bisognava essere Ismaël Aït Djafer per farne un poema. E che poema! Un lungo grido di dolore, così violento che vi si poteva leggere, a pensarci bene, l’imminenza d’una tempesta, l’annuncio d’un novembre [il 1° novembre 1954 iniziò la lotta di liberazione, N.d.t.].
Questo compianto basta da solo a fare di Aït Djafer un poeta.

Kateb Yacine

Perché scrivere nella lingua del colonizzatore? La risposta più semplice e interessante è del poeta marocchino Abdellatif Lâabi secondo cui questa letteratura sarebbe “una sorta d’immensa lettera aperta all’Occidente, i cahiers maghrébins de doléances, se vogliamo”. Lettera aperta, messaggio in una bottiglia, avvertimento (ma non minaccia)…

Gianluca Paciucci

Come il lettore scoprirà ben presto, il significato politico del Compianto, la sua umanità, parla al nucleo stesso della sopravvivenza e dell'esistenza di oggi.
Per il povero in ciascuno di noi, il Compianto piange. Lasciate che le orecchie nei vostri occhi ascoltino ora il lamento di Djafer.

Jack Hirschman
(...)
Nel 1944
Carlo Magno,
I miei versi davano fiato alle trombe della vittoria.
Se un povero vedrete come un morto
mostrare invan la faccia alla pietà
del popolo, pensate all’angosciose
vite murate dentro la Fortuna.
Le notti sono fresche in Canada...
Ma com’è più facile
Più vero
Dire con le mie solite parole
Guarda
Guarda questa processione di senza vita con
I loro bidoni di minestra, i loro bastoni d’olivo e i loro
Bastoni bianchi
Della società
Protettrice degli animali domestici
E non,
Con le loro scatole di latta, i loro stracci, i loro
Burnus ammuffiti, i loro fez ammuffiti, i loro occhi
Ammuffiti, la loro marcia di cadaveri, i loro piedi nudi.
Le loro sale da pranzo, le loro correnti d’aria, i loro haïk12
In porzioni da sei come il formaggino mio o
Tuo13, i loro figli, le loro corde da ginnastica, i loro
Capelli, le loro mollette per i panni modello brevettato S.G.D.G.14
C.Q.F.D., A.B.C.D., il loro cranio rasato come a
Barberousse15, il loro collo sporco, le parole che bofonchiano
Nei giorni di pioggia,
Abbasso l’emistichio!
L’emistichio è morto! Viva il Re
Al muro!
In castigo con cappello d’asino e giacca di velluto
È più facile dire
Con un nodo in gola
A chiunque
Al Presidente del Parlamento algerino
A quello della goliardia di Bab-el-Oued16
A quello del club del cane da difesa e da pastore
Ai figli di Maria
A Zorro, l’uomo col frustino e col cavallo Medoro:
Fate la carità ai miei fratelli affamati
Vorrei arrabbiarmi
Della rabbia che urla e gesticola
Arrabbiarmi come quelli che sono capaci d’
Arrabbiarsi
Sbattendo
I pugni sul tavolo che rompono per
Ottenere quel che vogliono
Vorrei arrabbiarmi
Per la dolce piccola Yasmina
Che non è voluta
Morire e che è morta
Ieri l’altro
In Rue Franklin-Roosevelt
Khouni Ahmed è un mendicante
Di 42 anni...
Ma con la pancia piena i figli di Carlo Magno
Cantano una canzone
Una di quelle che s’imparano a scuola
Frère Jacques! Frère Jacques!
Dormez-vous
Ding! Dung! Dong!17
(...)
.
Djafer Ismaël Aït
Ismaël Aït Djafer (Algeri, 1929 – Parigi, 1995) fu un poeta e intellettuale algerino. Dopo il 1945 si distinse per articoli e interventi in numerose riviste, e si fece conoscere anche come caricaturista. Turbato da un grave fatto di cronaca, e dalla situazione sociale e politica algerina, scrisse e pubblicò grazie a una colletta il poema La Complainte des mendiants arabes de la Casbah et de la petite Yasmina tuée par son père (1951), che ebbe numerose riedizioni (la più recente presso le Editions Bouchène, Alger 1987 e Paris 2002, con la prefazione di Kateb Yacine) e traduzioni (tra cui quella di Jack Hirschman nel 2004). Prima dell’inizio dell’insurrezione del 1954, egli si era avvicinato all’Union Démocratique du Manifeste Algérien), movimento fondato nel 1946 da Ferhat Abbas. Tra il 1958 e il 1962, Aït Djafer visse in Germania e Svezia; rientrato in Algeria per lavorare nella pubblica amministrazione, nel 1965 dovette prendere la via dell’esilio dopo il colpo di Stato attuato da Houari Boumédiène. A Parigi visse gli ultimi trent’anni della sua vita. Oltre a La Complainte, Aït Djafer ha lasciato almeno due altre importanti opere: Cri [Grido], pubblicata nel 1995-’96 nel n° 10 della rivista Passerelles, e Poèmes écrits en prison non méritée [Poesie scritte in una prigione immeritata], scoperta da Mohammed Aït Djafer, fratello del poeta, e pubblicata nel 1998 presso le Editions Rafael de Surtis. Queste due opere, come la Complainte, sono vigorosi pamphlet di rivolta contro la fame, la tortura e l’ingiustizia.
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