Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011

il-cielo-per-cappello

il-cielo-per-cappello
Il cielo per cappello 2011 312 Una vasta antologia di un poeta rivoluzionario entrato nella leggenda e amato da tutti i grandi scrittori latinoamericani! 88–86203–56–X Poesia come pane Emanuela Jossa, Irene Campagna Emanuela Jossa, Irene Campagna Roque Dalton lo ricordo ridendo. Magro, di un bianco pallido, ossuto, nasone come me, e ridendo sempre. Non so perché ti ricordo sempre ridendo, Roque Dalton. Un rivoluzio- nario che ride. Non che i rivoluzionari siano particolarmente seri, anzi, ma lui era un rivoluzionario che rideva molto.
Rideva soprattutto di se stesso. […]

– Ernesto Cardenal, Ricordo di Roque Dalton, in Recopilación de textos sobre Roque Dalton

[…] il cammino di un vero rivoluzionario non passa per la sicurezza, la convinzione, lo schema semplificativo e manicheo, ma a esso si arriva e per esso si transita lungo un penoso groviglio di incertezze […] Roque aveva voluto che io sapessi di questo itinerario interiore ed esteriore che aveva fatto di lui un combattente, un uomo con la sua scelta finale presa e assunta dopo un lungo processo critico.

– Julio Cortázar, Una morte orrenda, in Recopilación de textos sobre Roque Dalton

Poeta profondo e beffardo, Roque preferiva prendersi in giro a prendersi sul serio, e così si è salvato dalla magniloquenza e dalla solennità e da altre malattie che affliggono gravemente la poesia politica latinoamericana.
Non si salva dai suoi compagni. Sono i suoi stessi compagni a condannare Roque per reato di discrepanza. Dal suo fianco doveva arrivare questa pallottola, l’ unica pallottola in grado di colpirlo.

– Eduardo Galeano, Roque in Memoria del Fuego 3


[…]/ricordo i tuoi occhi di ragazzo / che erano quasi un abbraccio quasi un dogma / il fatto
è che sei arrivato / presto al buon umore / all’amore cantato / all’amore decantato/al ron
fraterno/alle rivoluzioni / ma soprattutto sei arrivato presto/troppo presto / a una morte
che non era tua / e che adesso non saprà che fare / con / tanta / vita.

– Mario Benedetti, A Roque, in Últimos Poemas
COME TE

Io, come te,
amo l’amore, la vita, il dolce incanto
delle cose, il paesaggio
celeste dei giorni di gennaio.

Anche il mio sangue freme
e rido con occhi
che hanno visto germogliare le lacrime.

Credo che il mondo sia bello,
che la poesia sia come il pane, di tutti.

E che le mie vene non si esauriscano in me
ma nel sangue unanime
di coloro che lottano per la vita,
l’amore,
le cose,
il paesaggio e il pane,
la poesia di tutti.

* * *


ALLA POESIA

Riconoscente ti saluto poesia
perché oggi che ti ritrovo
(nella vita e nei libri)
non sei più solo per l’incanto
grande ornamento della malinconia.

Oggi puoi anche migliorarmi
aiutarmi a servire
questa lunga e dura lotta del popolo.

Ora sei al tuo posto:
non sei più la splendida alternativa
che mi allontanava dal mio vero posto.

E continui ad essere bella
compagna poesia
tra le belle armi reali che brillano sotto il sole
tra le mie mani o sulla mia schiena.

Continui a brillare
insieme al mio cuore che non ti ha mai tradita
nelle città e sulle montagne del mio paese
del mio paese che si rialza
dall’infanzia e dall’oblio
per mettere fine alla sua vecchia pre-istoria
di dolore e sangue.

* * *

COME IL SEMPREVIVO

La mia poesia
è come il semprevivo
paga il suo prezzo
all’esistenza
in termini di asprezza.

Tra le pietre e il fuoco,
di fronte alla tempesta
o in mezzo alla siccità,
al di sopra delle bandiere
dell’odio necessario
e la bellissima spinta
della collera,
il fiore della mia poesia cerca sempre
l’aria,
l’humus,
la linfa,
il sole,
della tenerezza.

* * *

CREDO DEL CHE

Il Che Gesù Cristo
fu fatto prigioniero
dopo aver concluso il discorso della montagna
(sullo sfondo crepitare di mitragliatrici)
da rangers boliviani ed ebrei
agli ordini di capi yankees-romani

Lo condannarono scriba e farisei revisionisti
il cui portavoce era Caifa Monje27
mentre Ponzio Barrientos28 cercava di lavarsi le mani
parlando in inglese militare
sulle schiene del popolo che masticava foglie di coca
senza aver neanche l’alternativa di un Barabba
(Giuda Iscariota era di quelli che disertarono la guerriglia
e mostrarono la strada ai rangers)

Poi misero a Cristo Guevara
una corona di spine e una tunica da pazzo
e gli appesero al collo un cartello in segno di scherno
INRI: Istigatore Naturale alla Ribellione degli Infelici
Poi gli fecero portare la croce sulla sua asma
e lo crocifissero con raffiche di M-2
e gli tagliarono la testa e le mani
e bruciarono tutto il resto perché le ceneri
sparissero con il vento
E così non è rimasto al Che altro cammino
che resuscitare
e mettersi alla sinistra degli uomini
spronandoli ad affrettare il passo
per i secoli dei secoli
Amen.

* * *

VECCHI COMUNISTI E GUERRIGLIERI

Ci sono state nel paese persone buone
disposte a morire per la rivoluzione.

Ma dovunque la rivoluzione ha bisogno di persone
non solo disposte a morire
ma anche ad uccidere in suo nome.

Di quelle persone buone il Che diceva:
“Sono capaci di morire sotto tortura
senza farsi uscire una parola,
ma sono incapaci di prendere d’assalto
un nido di mitragliatrici”.

Ed è risaputo che il nemico di classe
per difendere lo sfruttamento non usa solo
le camere di tortura
ma anche nidi di mitragliatrici
e moltissime altre cose del genere.

Insomma:
solo quelli disposti a morire e uccidere
saranno fino alla fine persone buone
per la rivoluzione.

Perché è grazie a loro che ci sarà la rivoluzione.

Anche se la rivoluzione alla fine sarà per
tutte le persone buone.
Dalton Roque
Roque Dalton nasce a San Salvador nel maggio del 1935 a tre anni di distanza dall’eccidio che segna l’inizio delle dittature militari nel Salvador. Entra nel Partito Comunista e a causa del suo impegno politico subisce tre arresti, uno dei quali prevedeva la condanna a morte. Si dedica precocemente alla poesia e riceve per tre volte il Premio Centroamericano di Poesia assegnato dall’Università del Salvador. La sua poesia ironica, irriverente, erotica, sociale e rivoluzionaria è per lui una compagna di lotta: in questo modo, esemplifica la piena identificazione di vita e arte, senza mai cedere all’autocompiacimento grazie al suo rinomato humor poético e esistenziale.
Costretto a lasciare El Salvador a causa della sua attività politica, Roque Dalton sceglie come seconda patria Cuba. Nel 1969 riceve il Premio Casa de las Américas per il libroTaberna, y otros lugares.
Negli anni ’70, periodo molto fecondo per la scrittura, Roque Dalton matura la necessità della lotta armata e decide quindi di entrare nella guerriglia del suo paese. Sulle montagne del Salvador, se ne va Roque Dalton con la sua penna e il suo fucile. Da guerrigliero muore il poeta, ma non è il nemico ad ucciderlo. Sono i suoi stessi compagni di lotta a premere il grilletto nel maggio del 1975…

Tra le opere principali di Roque Dalton ricordiamo: La ventana en el rostro; El turno del ofendido; Los testimonios; Taberna, y otros lugares; Un libro levemente odioso; Las historias prohibidas del Pulgarcito; Poemas clandestinos; Pobrecito poeta que era yo….(romanzo).

Casa della poesia è impegnata da anni a far conoscere in Italia l'opera di Dalton. Nel 2011 è stata pubblicata, da Multimedia Edizioni, un'ampia antologia dal titolo "Il cielo per cappello", curata da Emanuela Jossa e Irene Campagna.
20,00 €
Comprami
e Leggimi