I
Lascia che mi adagi
qui sul tuo grembo
tu, che per tanti secoli
sei stata oppressa da sventura.
Io bacio le tue mani
le mani migliori del mondo
felice di raccogliermi
in questa quiete infantile.
Io bacio le tue mani
logorate dal lavoro
e le dita incallite
nel premere il grilletto.
Io bacio le tue spalle cascanti
sotto la giubba e la mantella
e la vita sottile
stretta dalle giberne.
Io bacio la tua fronte
solcata di rughe e di pensieri
e la pupilla resa
più acuta dal mirino.
Io bacio i tuoi piedi incalliti
dal cammino e dalla fatica
e le ciglia bruciate
fra i dirupi della battaglia.
II
Ecco io sto di fronte a te
sono fra le tue braccia
io, tuo figlio, immagine del tuo essere,
colui che appena aperti gli occhi disse:
“ti amo”.
Ed il peso enorme delle mie parole
Entrò nelle immani giogaie.
III
Tutto l’amore
per le madri che sono, che verranno
io l’ho riposto nel tuo grembo.
Tutto l’amore
per le donne, gli amici, i compagni
io lo reco a te per riscaldarlo.
L’amore che ti porto è tanto vivo
che nessuna civiltà è riuscita a inaridirlo.
Non c’è riuscito il secolo dell’atomo
non c’è riuscito il secolo della discesa sulla
fredda luna.
Sulle tue labbra screpolate e vermiglie
non è ancora appassito
il balbettio del tuo bimbo che ti adora.
IV
Ecco lo senti come i miei capelli
conservano il profumo del tuo fieno
e l’odore della tua farina?
Ecco lo vedi come sulle labbra
riarse e screpolate
è rimasto nei secoli un sapore di sale?
Questo è l’odore della tua farina
questo è il sapore del tuo sale.
Senza farina e sale
nulla più avrebbe gusto.
Senza farina e sale
la vita sarebbe più dura.
Senza farina e sale
non ci sarebbero più scintille d’amore.
Vadano i razzi sulla luna,
su Marte, su Venere.
Ribolla il secolo dei reattori
attorno al sole
l’uomo avrà sempre bisogno dell’amore della Madre
L’uomo ha bisogno
del sapore di sale
dell’odore di farina.
L’uomo ha bisogno
di canti, di leggende,
di meraviglie rare,
delle foglie, dei rami,
di verità, di favole.