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04/04/2011
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Erri De Luca
nasce a Napoli il giorno 20 maggio 1950. A soli diciotto anni (è il 1968) si trasferisce a Roma dove entra nel movimento politico Lotta Continua - una delle maggiori formazioni extraparlamentari di orientamento comunista rivoluzionario - divenendone uno dei dirigenti attivi durante gli anni Settanta.
In seguito Erri De Luca impara diversi mestieri spostandosi molto, sia in Italia che all'estero: compie esperienze come operaio qualificato, autotrasportatore, magazziniere o muratore.
Durante la guerra nei territori della ex-Jugoslavia è autista di convogli umanitari destinati alle popolazioni.
Come autodidatta approfondisce lo studio di diverse lingue; tra queste c'è l'ebraico antico, dal quale traduce alcuni testi della Bibbia. Lo scopo delle traduzioni di De Luca, che lui stesso chiama "traduzioni di servizio" - apprezzate anche dai più eminenti specialisti del settore - non è quello di fornire un testo biblico in lingua accessibile oppure elegante, bensì di riprodurlo nella lingua più simile e aderente all'originale ebraico.
Come scrittore pubblica il suo primo libro nel 1989, quando ha quasi quarant'anni: il titolo è "Non ora, non qui" e si tratta di una rievocazione della propria infanzia trascorsa a Napoli. Negli anni successivi pubblica numerosi libri. Dal 1994 al 2002 i suoi lavori vengono regolarmente tradotti in lingua francese: la notorietà letteraria transalpina gli vale i premi "France Culture" per il libro "Aceto, arcobaleno", il Premio Laure Bataillon per "Tre Cavalli" e il Femina Etranger per "Montedidio".
Erri De Luca è anche collaboratore giornalista di diverse importanti testate giornalistiche tra cui "La Repubblica", "Il Corriere Della Sera", "Il Manifesto", "L'Avvenire". Oltre ad essere opinionista è anche un appassionato reporter sul tema della montagna: De Luca è infatti molto conosciuto nel mondo dell'alpinismo e dell'arrampicata sportiva. Nel 2002 è il primo ultracinquantenne a superare una parete con grado di difficoltà 8b, alla Grotta dell'Arenauta di Sperlonga (8b+). Nel 2005 compie una spedizione sull'Himalaya con l'amica Nives Meroi, che poi narra nel libro "Sulla traccia di Nives".
Erri De Luca è uno straordinario e prolifico scrittore: tra poesie, saggi, narrativa e testi teatrali ha scritto e pubblicato oltre 60 opere.
NARRATIVA, SAGGISTICA E ALTRI SCRITTI
Non ora, non qui
Milano, Feltrinelli, 1989
Odorato e Gusto,
in Le lingue dei sensi «Leggere» (novembre 1990), poi in I colpi dei sensi, 1990
Variazioni sopra una nota sola (di Raffaele La Capria) - Lettere a Francesca
Napoli, Guida Editore, 1990
La città non rispose,
in Italiana. Antologia dei nuovi narratori, Milano: Mondadori, 1991
Una nuvola come tappeto
Feltrinelli, 1991
Aceto, arcobaleno
Feltrinelli, 1992
I colpi dei sensi
Roma, Fahrenheit 451,,1993
In alto a sinistra,
Feltrinelli, 1994
Prove di risposta (contiene le Lettere a Francesca)
Roma, Nuova Cultura, 1994
Pianoterra
Macerata, Quodlibet, 1995
Il cronista scalzo e altri scritti
Ariccia, Legatoria del sud, 1996
Alzaia
Feltrinelli, 1997
Ora prima,
Magnano, Qiqajon, 1997
Come noi coi fantasmi. Lettere sull'anno sessantottesimo del secolo tra due che erano giovani in tempo
(con Angelo Bolaffi)
Milano, Bompiani, 1998
Tu, mio
Feltrinelli, 1999
L'urgenza della libertà. Il Giubileo e gli anni sacri nella loro stesura d'origine, dal libro Levitico-Vaikra Napoli, Filema, 1999
Cattività (con Marco Delogu)
Roma, Stampa alternativa / Nuovi equilibri 1999
Tufo
Napoli, Dante & Descartes, 1999
Un papavero rosso all'occhiello senza coglierne il fiore (con foto di Danilo De Marco)
Montereale, Interattiva, 2000
Elogio del massimo timore. Il salmo secondo
Filema, 2000
Altre prove di risposta,
Dante & Descartes, 2000
Tre cavalli
Feltrinelli, 2000
Montedidio
Feltrinelli, 2002
Lettere da una città bruciata
Dante & Descartes, 2002
Nocciolo d'oliva
Padova, Messaggero, 2002
Il contrario di uno
Feltrinelli, 2003
Immanifestazione Roma, 15 febbraio 2003
Dante & Descartes, 2003
Misteri romani, 22 racconti inediti. Le storie più affascinanti e inquietanti della città (con altri)
Roma, la Repubblica, 2004
Precipitazioni
Dante & Descartes, 2004
Mestieri all'aria aperta. Pastori e pescatori nell'Antico e nel Nuovo Testamento (con Gennaro Matino)
Feltrinelli, 2004
Lettere a Francesca (1990)
Dante & Descartes, 2004
Alzaia (nuova edizione ampliata)
Feltrinelli, 2004
Chisciottimista
Dante & Descartes, 2005
Sulla traccia di Nives (con foto di Veronica Citi)
Mondadori, 2005
In nome della madre
Feltrinelli, 2006
Napolide
Dante & Descartes, 2006
Una storia ordinaria in Interni romani,
la Repubblica, 2006
Sottosopra. Alture dell'Antico e del Nuovo Testamento (con Gennaro Matino)
Mondadori, 2007
Lettere fraterne (con Izet Sarajlić)
Dante & Descartes, 2007
Pianoterra
Roma, Nottetempo, 2008
L'isola è una conchiglia. Racconti
Capri, La conchiglia, 2008
Senza sapere invece
Nottetempo, 2008
Almeno 5 (con Gennaro Matino)
Feltrinelli, 2008
Il cielo in una stalla
Castel Gandolfo, Infinito, 2008
In molti giorni lo ritroverai. Incontro (con Massimo Orlandi)
Pratovecchio, Fraternità di Romena, 2008
Il giorno prima della felicità
Feltrinelli, 2009
Tentativi di scoraggiamento (a darsi alla scrittura)
Dante & Descartes, 2009
Penultime notizie circa Ieshu/Gesù
Padova, Messaggero, 2009
Il peso della farfalla
Feltrinelli, 2009
Non ora, non qui (edizione ampliata)
Feltrinelli, 2009
POESIA
Opera sull'acqua e altre poesie
Einaudi, 2002
Solo andata. Righe che vanno troppo spesso a capo
Feltrinelli, 2005
L'ospite incallito
Einaudi, 2008
TEATRO E OPERA
Spargimento: opera per musica e danza (su musica di Nicola Sani)
Milano, Edizioni Suvini Zerboni, 1997
L'ultimo viaggio di Sindbad
Einaudi, 2003
Morso di luna nuova. Racconto per voci in tre stanze
Mondadori, 2004
Chisciotte e gli invincibili. Il racconto, i versi, la musica (con Gianmaria Testa e Gabriele Mirabassi)
Roma, Fandango Libri, 2007
TRADUZIONI
Esodo/Nomi
Feltrinelli, 1994
Giona/Iona
Feltrinelli, 1995
Kohèlet/Ecclesiaste
Feltrinelli, 1996
Il libro di Rut
Feltrinelli, 1999
Salmo secondo ovvero Elogio del massimo timore
in «Micromega» (2, 2000, pp. 297-302), 2000
Nòah Anshel dell'altro mondo di Dovid Katz.
Traduzione dall'yiddish
Dante & Descartes, 2002
Vita di Sansone dal libro Giudici/Shoftim
Feltrinelli, 2002
Vita di Noé/Nòa
Feltrinelli, 2004
L'ospite di pietra. L'invito a morte di Don Giovanni.
Piccola tragedia in versi (con testo russo a fronte di Aleksandr Puškin)
(con commento di Vicky Franzinetti)
Feltrinelli,,2005
Canto del popolo yiddish messo a morte
di Itzak Katzenelson
Mondadori, 2009
«Per chi scrive storie all'asciutto della prosa», dice De Luca introducendo questo suo primo libro di poesia, «l'azzardo dei versi è il mare aperto... È che a cinquant'anni un uomo sente di doversi staccare dalla terraferma e andarsene al largo». Il largo, l'orizzonte dei testi qui presentati è orientato verso il cuore pulsante delle cose, si tratti dell'ampio respiro simbolico delle parole dei testi sacri o di motivi ed emblemi della vicenda dell'autore. L'acqua è il tema dominante, visivamente e allegoricamente. Si presenta innanzitutto come elemento primordiale, preesistente alla luce stessa, citato nel Bereshit, la Genesi della Bibbia ebraica; e viene via via declinato nelle possibili implicazioni, personali e metaforiche, mitico-religiose e storiche. Dalle potenzialità che precedono la creazione alla casistica delle cronache contemporanee: Vajont, i fiumi insanguinati di Jugoslavia. Acque di riparo e di tempesta, di profondità e di superficie; acque che sono origine, mistero, fluidità e quindi vita, sentimento. E che si portano dietro, per implicazione o contrasto, le visioni-idea di cielo, terra, sangue incarnate nell'umanità archetipica della seconda parte del libro, che si chiude con l'immagine di un'arrampicata sulle Alpi.
* * * * *
Erri De Luca
Onore ai poeti che aiutano a vivere
Quando c’è poco tempo e bussano alla porta, battono la città con artiglieria, quando brucia, quando sei solo in un letto d’ospedale, quando arrivi troppo tardi, quando ti mancano le parole e il fiato è corto, allora la poesia, una, prende il tuo posto, prende la tua mano che non ci arriva: e arriva. Negli assedi, nelle prigioni, nelle cantine su pezzi di carta di fortuna si scrivono poesie. Il partigiano jugoslavo Ante Zemliar ne scriveva durante la guerra in montagna contro i nazifascisti. Le scriveva su quaderno. In sua assenza i compagni la trovarono e con la carta fecero sigarette. Non c’era molto per fumare e Ante sa che anche così le sue poesie hanno avuto respiro. Il partigiano Zemliar dopo la guerra vinta ha fatto cinque anni di prigionia nella colonia penale di Tito, goli otok, isola nuda. Anche lì scriveva poesie con un pezzetto di carbone nell’unghia su pezzi di cartone, di nascosto. Nel ghetto di Lotz nel 1943 Isaia Spiegel scriveva nel suo yiddish braccato: "Il mio corpo è un pane/calato in un calice di sangue".
Scusate amici, non sto parlando di Leopardi e Virgilio, entrambi napoletani terminali, non sto facendo onore alla poesia. Parlo di dove essa è all’improvviso indispensabile. Parlo di dove è urgente anche se in quel momento il poeta è muto e non riesce a scrivere neanche il suo nome sulla porta di casa. Il mio amico Izet Sarajlic scriveva in Sarajevo versi da tutti ripetuti a mente perché laggiù le poesie stanno sul davanzale delle labbra.
Ecco, Izet durante gli anni dell’assedio scrive poco, non fa più il poeta. Cosa fa? Sta lì, vive con la città scassata, condivide la fame, le code per l’acqua, per il pane. Non profitta di inviti a emigrare. Sta lì, quella è la sua poesia tra i suoi concittadini, e scalda uguale. Un poeta è responsabile del dolore come della gioia.
Scusate, non sto parlando di Leopardi e Virgilio, ma di amici miei. Ma se non senti amico all’improvviso un poeta, un suo verso caduto sopra gli occhi a illuminarli, a che serve un poeta? A prenderti sotto braccio, a metterti le sillabe di una strofa miracolosa, per esempio perfetta di malinconia e puntiglio come questa:
"E fuie tanto arraggiuso ’o primm vaso / ca mocca, mo’ ca n’ato se la sposa / na guccetella e sango n’è rummasa".
E non vi dico il nome del poeta perchè un napoletano deve già saperlo e se no correre per la città e chiedere ad ogni incrocio: sapete chi l’ha scritta, chi l’ha fatta? E una sera di luglio senza sapere come scavalcare i centimetri tra una donna e me, tirai dallo scaffale le poesie di Hikmet, misi la voce spenta sui suoi versi e tra noi due sparì anche l’ultimo millimetro.
Ma questo non è calcolo o sistema: o è frutto di un momento di improvvisazione oppure è falso. Perchè poesia è una mossa che inventa la verità. Non la sa prima. E in tempi di richiamo alle armi, quando la parola guerra gira per i giornali come una ricetta, un vaccino contro l’epidemia febbrile di stagione, allora la poesia serve a stonare.
Infilata nel coro, lo fa stridere, fa per un momento ritornare in silenzio. Perchè dà valore alle parole, usandone poche e ben serrate, perché dà sangue alla parola guerra, le dà sventramento e gas nervino, le dà corpi di donne, bimbi, vecchi, molto più che di poveri fanti.
In tempi di generali, di squilli, di proclami, i poeti, le poesie salvano le orecchie. No, salvano il mondo.
“Il Mattino”, 13 settembre 2002
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