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Arjen
Duinker
Olanda
olandese
Nato a Delft nel 1956
Arjen Duinker
ha studiato psicologia e filosofia. Ha pubblicato un romanzo ed otto volumi di poesie nei Paesi Bassi tutti con Meulenhoff Publishers. Lavora insieme al soffiatore di vetro Bernard Heesen ed al graphic designer Désirée Achterkamp, al dizionario enciclopedico "The World of the Glassblower". Collabora inoltre con il poeta Cinese Yang Lian.a
Suoi libri sono apparsi in Francia, Portogallo, Italia, Iran, Russia e Regno Unito, e sono in preparazione in Cina, Finlandia, Croazia e Messico. Una sua poesia è stata tradotta in 220 lingue diverse per un progetto chiamato 'Mondo Poesia'. La sua recente raccolta deve per bambini Buurtkinderen (Neighbourhood Kids, 2009).
Alla pubblicazione del suo primo volume di poesia "Rode oever", fu immediatamente evidente che era venuto alla luce un poeta che non si inseriva, o non voleva inserirsi nel modello del poeta olandese. Il volume comprendeva poesie che sembravano essere poco più che descrizioni uni-dimensionali della realtà. Cosa che Duinker faceva con tale sicurezza che l'inevitabile domanda postmodernista sembrava completamente superflua. Quale realtà? Solo realtà. Fin dall'inizio, la poesia di Duinker ha sempre trattato la realtà di fiori, pietre, montagne, pioggia, vento, edera, fiumi, la realtà delle cose come entità a sé stanti. Cioé: tutte queste cose come esistono senza l'interposizione dell'umano, tuttavia fin troppo umano, senza l'interposizione delle astrazioni che alzano la testa non appena l'umano apre la bocca.
Nelle sue raccolte ha costantemente cercato di spogliarsi della sua personalità, essenza e bagaglio per far entrare nelle sue poesie le cose di cui fa esperienza senza pensare: la naturalezza l'auto-evidenza di cose quali fiori e pietre. In ogni poesia è come se il poeta fosse, per citare la sua 'Het uur van de droom', "perquisito da una realtà non interpretata non umana". Le cose vanno nelle sue tasche, negli abiti, nella testa, in tutta la sua personalità in cerca di quella qualità umana, fin troppo umana che assicura che le persone sempre percepiscono se stesse confrontandosi con la realtà. Dalla sua ultima raccolta, nel brano dalla lunga poesia 'The Hours' (...) Mi lascia indugiare nell'ombra / di ogni possibilità. / Mi viene addosso / e mi perquisisce / Indietreggia / E comincia a ridere.'
La risata della realtà stessa si sente spesso nella sua poesia. Questa risata ci assicura che la pietra che non può fiorire fiorisce, che l'eterna astrazione del linguaggio diventa un ventaglio di legno fra le mani di Duinker, e che i lettori possono immediatamente sentire la realtà stessa che parla in un verso quale: 'non dico nulla sulla realtà'. Il poeta grida: 'Venite, cose che restano e ridono, accorgetevi di me!' Questa richiesta, questo desiderio di essere parte di una realtà indivisa, una realtà sperimentata non con la mente, ma con tutti i sensi, conduce alla poesia che viene alla ricerca delle qualità fin troppo umane del lettore stesso. Le poesie arrivano dal lettore, entrano nelle sue tasche, controllano le cuciture e gli orli della sua personalità, la sua essenza, il suo bagaglio, scrollandolo amabilmente, ma con determinazione.
In Italia ha pubblicato, a cura di Giorgio Faggin, la raccolta "La pietra fiorisce e altre poesie" (Mobydick, Faenza, 2002).
Ha partecipato all'edizione del 2004 degli Incontri internazionali di poesia di Sarajevo.
Publications:
Rode oever, Meulenhoff, Amsterdam 1988
Losse gedichten, Meulenhoff, Amsterdam 1990
Het moeras (novel), Meulenhoff, Amsterdam 1992
De gevelreiniger en anderen, Meulenhoff, Amsterdam 1994
Het uur van de droom, Meulenhoff, Amsterdam 1996
Zaap zaap kwaririp, together with Désirée Achterkamp, Rotterdam 1997
Ook al is het niet zo, Meulenhoff, Amsterdam 1998
De wereld van de glasblazer I, together with Bernard Heesen and Désirée Achterkamp, De Oude Horn, Acquoy 1999
De geschiedenis van een opsomming, Meulenhoff, Amsterdam 2000
Misschien vier vergelijkingen, Meulenhoff, Amsterdam 2002
De wereld van de glasblazer II, together with Bernard Heesen and Désirée Achterkamp, De Oude Horn, Acquoy 2003
De Zon en de Wereld, Meulenhoff, Amsterdam 2003
En dat ? Oneindig, together with Karine Martel, Querido, Amsterdam 2006
Buurtkinderen, Querido, Amsterdam 2009
Translated collections (selection):
La pietra fiorisce (Mobydick, Faenza 2002, Italian translations by Giorgio Fagin)
The sublime song of a maybe (Arc Publications, Todmorden 2002, English translations by Willem Groenewegen)
L'histoire d'une énumération (Éditions Caractères, Paris 2003, French translations by Daniel Cunin)
A canção sublime de um talvez (Teorema, Lisboa 2003, Portuguese translations by Arie Pos)
Istorija perecislenij (ZAO izdatel'stvo zurnada "Neva", St. Petersburg 2006, Russian translations by Julia Telezjko)
Awaze shegefte shayad (Parang, Teheran 2006, Farsi translations by Amir Afrassiabi)
About Arjen Duinker
June 1, 2009
Since 1988, the year of his debut collection Rode oever, Arjen Duinker (Delft, 1956) has written poetry that displays unbridled energy and vitality, and a passionate sense of wonder at the profusion of our world, the presence of humans and animals and objects which, in their mysterious multiplicity, he extols and explores. The universe that Duinker proffers his readers is a great, pulsating, organic funfair, one which the poet perhaps does not understand all that much, but which nevertheless can be of such dazzling beauty that he can do nothing but praise it in imploring lines and musical poetry.
The things of which the world consists play an important role in Duinker’s poetry, and do so as such – in their concrete-abstract appearance as ‘things’. The poet observes them, sniffs at them from all angles with great pleasure, and even addresses them if required. On the other hand, ‘things’ in Duinker’s poetry can also seize control themselves and take not the slightest notice of human action. In the poem ‘Ruwe schets’ (Rough sketch), for example, which appeared in the collection Ook al is het niet zo (Even If It isn’t So; 1998), there is an abundance of ‘things’ which, from the very first line, put our senses to the test: “The things I felt/ Or thought I felt,/ The things I knew/ Or thought I knew.” But by the end the roles are reversed, with the things themselves taking charge: “The things that looked me in the eye/ Or thought they looked me in the eye.”
From the above quotation it is already fairly obvious that much of this poetry consists of short, powerful lines which Duinker sometimes punctuates with question or exclamation marks, according to whether the poet is in jubilant or desperate mood. In addition, Duinker’s texts regularly employ repetitions and lists. The latter device in particular Duinker would have seemed to have made so much his own – as is already apparent from the title of the collection De geschiedenis van een opsomming (The History of an Enumeration; 2000) – that there is probably no longer any Dutch poet who does not briefly think of Arjen Duinker before using a list in his or her poem.
Jan-Willem Anker (Translated by John Irons)
[Arjen Duinker is to appear at the 2009 Poetry International Festival. This text has been written for that occasion.]
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