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04/04/2011

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Andrea Garbin Italia Italiano Andrea Garbin è nato a Desenzano del Garda nel 1976 e vive a Castel Goffredo, in provincia di Mantova. Inizia a occuparsi di poesia con la nascita della Confraternita dell'uva, gruppo di autori mantovani e modenesi. Dal 2007 dirige gli incontri di poesia presso il Caffè Galeter di Montichiari (BS) venendo in contatto per la prima volta con Jack Hirschman. Inizia così una lunga serie di eventi e performance che vede la partecipazione di numerosi artisti e poeti che vede anche la partecipazione tra gli altri di Alberto Mori, Agneta Falk, Elisa Biagini, Antonieta Villami, Paul Polansky, Beppe Costa, Alexandra Petrova, Neeli Cherkowski, Mark Lipman e Dave Lordan. Tutto questo movimento di poeti tra Mantova e Montichiari porta alla nascita del Movimento dal sottosuolo, gruppo di poeti, musicisti e teatranti che vive tra Mantova, Brescia e Verona.Nel 2010 viene presentato ufficialmente il Manifesto dal sottosuolo, a Montichiari e alle Giubbe Rosse di Firenze. In seguito alcune azion'improvvise e manifest'azioni del movimento hanno toccato alcune piazze e librerie della Lombardia.
Ha pubblicato i libri di poesia "Il senso della musa" (Aletti) e "Lattice" (Fara) quest'ultimo in parte tradotto e presentato in Irlanda. Altre poesie sono apparse sulle antologie "Salvezza e impegno" e "Il valore del tempo nella scrittura" editi in seguito a due convegni poetici di Fonte Avellana. È inoltre autore dei "Canti di Confine", testi poetici che toccano temi politici, sociali e civili, una prima parte dei quali è pubblicata negli Stati Uniti in traduzione di Jack Hirschman. Per la narrativa ha pubblicato racconti sulle antologie "Per natale non esco" Transeuropa) e "Il rumore degli occhi" (Ed.Creativa). È curatore delle edizioni del romando "La fonte del Fabbro" di Fabrizio Arrighi e di "Anche ora che la luna" (Multimedia) di Beppe Costa. Dal 2011 cura la collana poetica itinerante delle edizioni Thauma, nello specifico per la regione Lombardia.
Altro elemento chiave è l'incontro con Fernando Arrabal, nel 2010, con cui collabora a Roma negli incontri presso la PellicanoLibri di Beppe Costa. Nasce infatti Dialectos, progetto di traduzione di poeti contemporanei stranieri nel dialetto mantovano-lombardo cui hanno collaborato sino ad oggi lo stesso Arrabal, Dave Lordan e Joumana Haddad.
Dal 2008 si occupa di teatro arrivando a co-fondare nel 2011 la compagnia Teatro Scariolante con la quale mette in scena, tra le altre cose, le novelledel Decameron nella riedizione di Aldo Busi. Ha collaborato con il Living Theatre, seguito laboratori con Julia Varley e partecipato al baratto culturale presso i Trivellini (BS) diretto da Kai Bredholt dell'Odin Teatret. È autore del testo teatrale "L'inferno freddo di Marlene", in lavorazione con la regia di Viviana Piccolo.

Prosa

• Per natale non esco: un pacco di natale, AA.VV. - TranseuropaLibri 2008
• Il rumore degli occhi: Metri 27, AA.VV. - Edizioni Creativa 2009

Poesia

• Il senso della musa, Aletti Editore 2007
• Lattice, Fara Editore 2009
• Viaggio di un guerriero senz'arme, Ed. L'arca Felice 2012
• inediti sull'antologia Salvezza e impegno, (AA.VV.) Fara Editore 2010
• inediti sull'antologia Il valore del tempo nella scrittura, (AA.VV.) Fara Editore 2011
• Poethree - new italian voices, ed. bilingue per l'Irlanda - Thauma Edizioni 2011
• Boder Songs , ed. bilingue - C.C.Marimbo Berkley 2011

Teatro

• L'inferno freddo di Marlene, costruzione artigianale 2012
Su "Lattice" di Andrea Garbin

Nell’iniziare a scrivere di "Lattice" è opportuno guidare brevemente uno scivolamento semantico della vocale verso una sostituzione e dunque leggere e pronunciare Lettice.
Questo modus, soccorre, poiché il libro di Garbin è disseminato di “letti” che hanno l’aderenza collosa del giaciglio e lenzuola sudate da trasmutazione frebbile.
Il simbolo viene progressivamente alchimizzato nelle procedure dei versi, i quali sono viaggi attraverso la possibilità/impossibilità di un corpo onirico fusionale ed allo stesso tempo generativo: in queste isole di dormiveglia,nelle quali si sdraiano i versi, il paesaggio da una circostanziata ed iniziale veglia di assenti, diviene quasi sacrificale.
“Come succhiare l’impasto della ossa / una vigna in sacrificio musicale / si interpone tra le mie narici”.

Il gioco dell’alterità irresoluta ed irrisolta verso l’io amoroso,sembra aprire e chiudere ferite fra spazio e corpo. L’altro viene tastato, compulsato, sentito nel fremito della carezza, ma anche impastato addentro, nelle proprie ossa.
Viene avvertito qualche bagliore orfico in disseminazione che ricorda “il delirio amoroso” alla Alda Merini, soprattutto nella poesia “Realizzazione”, dove il desiderio mancante è pensiero sfuggente che ritorna inafferrato.
È interessante notare anche come il poeta configuri in progressione una sorta di volto unanime che riassuma in sintesi le peregrinazioni oniriche, i paesaggi marini e la tensione esistenziale verso la libertà, fino a raggiungere una “emulsione senza vento”, sublimazione accennata di due esseri che si possono vedere solo in breve rifrazione. Prima della sparizione reciproca.
Altrove invece “la tua pelle è perla di ghiaccio / che ricerca tra lenzuola di neve” la condensazione è stigma scultoreo.

La lotta interiore del poeta ha ascendenze che raggiungono nella poesia del ‘900 il “tumulto” del giovane R.M. Rilke, il quale ebbe la sua notte oscura,combattendo con i propri impulsi prima di donarsi alla poesia.
Dopo lo scivolamento semantico iniziale dunque è possibile ora sentire il saldo cammino di Lattice direzionato nell’intenzione di offrire una sorta di sapienzialità notturna, mostrando che ciascuno si corica in universi paralleli e la stessa parola lettura contiene la postura orizzontale del corpo che lascia all’occhio il cammino del verso.
Intanto, restiamo vani, anche con presagi dubbiosi, dopo aver afferrato le domande del libro.

Andrea Garbin con "Lattice" svela suggestioni variabili, ma soprattutto la nascita di una post identità che dimostra come la scrittura di poesia post moderna, si sia aperta un varco ad un sentimento di rinascita, in questi anni “della malattia che imita l’essenza”, come afferma lo stesso autore e che decantano con virtualità grafica d’immagine nello stesso fiore kitsch che ingromma sulla cover del libro donando evidenza percettiva alla materia compositiva stessa delle poesie.

Alberto Mori - Novembre 2009<(I>