Home
Poeti
Eventi
E-Store
News
Informazioni
Credits
Contatti
Nuovo sito per Casa della poesia. Cosa ne pensate? Inviateci un feedback
04/04/2011
Home
Poeti
grattacaso-giuseppe
Biografia
Poesie
Bibliografia
Altro
Leggi e ascolta i testi dell'autore
Perdona se non scrivo
A volte si parla coi morti
Non hai trovato il nome del paese
Giuseppe
Grattacaso
Italia
italiano
Giuseppe Grattacaso è nato nel 1957 a Salerno, vive in Toscana. Ha pubblicato i libri di poesia "Devozioni" (1982), "Se fosse pronto un cielo" (1991), "L’attimo dopo", con fotografie di Elisabetta Scarpini (2003), "Confidenze da un luogo familiare" (2010), "La vita dei bicchieri e delle stelle" (2013, Premio Pontedilegno Poesia), "Il mondo che farà" (Elliot, 2019, premio Prestigiacomo, premio Pisa, premio Il Ceppo, finalista premio Frascati).
Suoi testi sono apparsi in francese su Nota bene. Revue de littérature internationale (traduzione di Franòoise Lesueur), e in sloveno su Revija SRP (trad. Jolka Milic). Nel 2015 ha pubblicato il libro di racconti "Parlavano di me", da cui è tratto l’omonimo testo teatrale, rappresentato a Roma e a Pistoia; nel 2020 "Foto di classe. La scuola della ripartenza raccontata dall’Ultimo Banco" (Castelvecchi). Ha scritto testi di canzoni presenti nel cd "heart/strings" di Lucia Minetti (2019).
Svolge un’intensa attività critica per riviste culturali, poi raccolta nel blog "i bicchieri e le stelle" (giuseppegrattacaso.it).
«CONFIDENZE DA UN LUOGO FAMILIARE», VERSI AMARI E IRONICI DI GIUSEPPE GRATTACASO
Nell’ampia e possibile geografia della poesia italiana anni Ottanta un lembo da riportare alla luce è quello di un certo fermento salernitano, quindi nella città di Alfonso Gatto, sempre feconda, ieri come oggi, dove sono emerse figure di un certo interesse anche grazie all’azione collettiva di Sergio Iagulli e della rivista «Percorsi». Legato a questa iniziativa rintracciamo, a fianco di Giancarlo Cavallo, Giuseppe Grattacaso, classe 1957, esordiente nel 1982 con «Devozioni», e quindi qualche anno prima di De Signoribus, e nello stesso di Patrizia Valduga e Mariano Baino, tanto per indicare qualche riferimento cronologico. Dopo un percorso vissuto tra alterne esperienze letterarie, talvolta in sintonia con le arti
figurative, Grattacaso è oggi giunto a un compiuto e maturo lavoro con «Confidenze da un luogo familiare» (Campanotto Editore, 96 pp., 10 euro). Non inganni il titolo dell’opera perché quanto raccolto non ha nulla di crepuscolare. La riflessione, dagli apparenti toni intimisti, a ben vedere si dispone su una tonalità quasi angosciata, esplorando con intensità tempo perduto e debolezza della memoria (da qui il richiamo in esergo a Sinisgalli). «Non c'è altro che poco, resta poco,/ solo un avanzo, scarto di memoria» o, altrove, «guardo indietro/ ricordo poco o nulla». Il presente dell’uomo, poi, è per il poeta una briciola
della propria esistenza, schiacciato tra un «tempo che rimane», di gran lunga inferiore a quello trascorso, e una percepita sensazione di imminente finitudine. Su questo tema, sia ben chiaro certo non originale ma qui svolto in modo esortativo verso il lettore, Grattacaso fonda una poesia ritmicamente persuasiva, in parte ben costrutta su metri di ispirazione tradizionale ma non inariditi, con una tendenza epigrammatica e gnomica capace di imprimersi con nitore.
Un pedale amaro fornisce il basso continuo a una poesia dove però spiccano acuti squilli autoironici («a piene mani spargo/ versi su versi, poi vado in letargo»). Non vuol essere una facile formula critica ma c'è una calda freddezza in questi versi: caldi nel sentire del poeta, freddi nel resoconto del poeta sul fare dell’uomo che «più vedo e più mi sfugge ogni costrutto».
Francesco Napoli
Gazzetta di Parma, 08/08/2010
* Confidenze da un luogo familiare, Campanotto, pag. 96.
* * * * *
Mettere in versi le rivelazioni quotidiane
Da un lato il tremore, la paura, un senso di inadeguatezza; dall'altro lo stupore davanti ai piccoli e grandi miracoli dell'esistenza: il passaggio fugace di una donna, una gatta intenta a lavarsi le zampette, un imprevisto taglio di luce. La poesia di Giuseppe Grattacaso, Confidenze da un luogo familiare, dichiara esplicitamente, in apertura, tutti i suoi debiti: Gozzano, Noventa, Sinisgalli. Ma poi prende una strada propria, che affonda nelle proprie mancanze, malinconie, inciampi. E li restituisce al lettore attraverso immagini nitide e condivise, comprensibili da tutti. Grattacaso fa sue le leggi "classiche" della poesia, innervandole in una realtà che gli risulta estranea. Perché ormai «vince chi urla, vince chi ti assale, /non c' è mistero, se tu resti afflitto /sottovoce cortese derelitto». Il tentativo di chiamarsi fuori è forte. Ma l' impersonale vitalità del mondo irrompe, quando meno te l'aspetti. E allora bisogna stare all'erta, essere pronti a cogliere quella rivelazione inattesa e magari dolorosa. Perché la poesia, come insegnava Wallace Stevens, è come «un fagiano che scompare dentro la boscaglia».
Franco Marcoaldi
da "La Repubblica" - 13 febbraio 2010
username
password
Registrati!
Hai dimenticato la password?
.