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04/04/2011

Le luci chiare di Sarajevo

Le luci chiare di Sarajevo The Bright Lights of Sarajevo
Dopo le ore che gli abitanti di Sarajevo passano
in coda con taniche di benzina vuote
per fare il pieno e spingerle a casa su passeggini,
o in fila per pochi preziosi grammi
di pane, la loro razione quotidiana,
scantonando per evitare i cecchini,
o faticando su per undici piani
con l’acqua, diresti che le notti
di Sarajevo dovrebbero essere vuote
di gente a passeggio per le strade bombardate,
ma stanotte a Sarajevo non è così:

i ragazzi passeggiano senza fretta,
sagome nere impossibili da definire,
maomattane, serbe o croate in tanto buio:
sulla strada senza luci non si distingue più
chi chiama il pane hjleb, o hleb o kruh.
Tutti prendono l’aria serale con passo tranquillo,
non hanno torce, ma non per questo collidono
a meno che non vogliano tentare un approccio
quando l’ombra scura di una ragazza li attira.

Poi il radar tenero dei toni di voce
rivela con i suoi segnali se le è gradita la corte.
Poi un fiammifero o accendino per la sigaretta
e il ragazzo legge negli occhi di lei cosa lo aspetta.

Una coppia qui accanto a certo superato
il test del tono di voce e del fiammifero
e credo che lui stia per prenderle la mano
e portarla via dal posto dove stiamo,
proprio su due crateri, dove, nel 1922,
i mortai serbi mieterono la fila per il pane
e le croste sanguinanti rimasero
sull’asfalto con i cadaveri smembrati.
E ai loro piedi i crateri delle granate
che fecerono strage sono pieni d’acqua
per la pioggia che è caduta tutto il giorno
anche se ora le nuvole si son tolte d’attorno,
lasciando sopra Sarajevo un firmamento
che pare fatto apposta per un bombardamento.
Nelle pozze dei crateri il ragazzo vede
i pezzetti e le schegge delle Pleiadi,
riflesse nei profondi buchi neri della morte
lasciati nell’asfalto dalle granate serbe.
La sagoma scura del giovane accompagna l’amica
a dividere un singolo caffè in una bottega,
fino al coprifuoco e lui le tiene la mano
dietro ai sacchi di sabbia già usati per il grano.


Sarajevo, 20 settembre 1995


Voce: Tony Harrison
Napolipoesia 2002

After the hours that Sarajevans pass
queuing with empty canisters of gas
to get the refills they wheel home in prams,
or queuing for the precious meagre grams
of bread they're rationed to each day,
and often dodging snipers on the way,
or struggling up sometimes eleven flights
of stairs with water, then you'd think the nights
of Sarajevo would be totally devoid
of people walking streets Serb shells destroyed,
but tonight in Sarajevo that's just not the case –

The young go walking at a stroller's pace,
black shapes impossible to mark
as Muslim, Serb or Croat in such dark,
in unlit streets you can't distinguish who
calls bread hjleb or hleb or calls it kruh.
All thake the evening air with stroller’s stride,
no torches guide them but they don’t collide
except as one of the flirtatious ploys
when a girl’s dark shape is fancied by some boy’s.

The the tender radar of the tone of voice
shows by its signals she approves his choice.
Then match or lighter to a cigarette
to check in her eyes if he’s made progress yet.

And I see a pair who’ve certainly progressed
beyond the tone of voice and match flare test
and he’s about, I think, to take her hand
and lead hera way from where they stand
on two shell splash scars, where in ‘92
Serb mortars massacred the breadshop queue
and blood-dunked crusts of shredded bread
lay on the pavement with the broken dead.
And at their feet in holes made by the mortar
that caused the massacre, now full of water
from the rain that’s poured down half the day,
though now even the smallest clouds have cleared away,
leaving the Sarajevo star-filled evening sky
ideally bright and clear for bomber’s eye,
in those two rain-full shell-holes the boy sees
fragments of the splintered Pleiades,
sprinkled on those death-deep, death-dark wells
splashed on the pavement by Serb mortar shells.
The dark boy shape leads dark girl shape away
to share one coffee in a candlelit café
until the curfew, and he holds her hand
behind AID flour sacks refilled with sand.


Sarajevo, 20 September 1995


Voice: Tony Harrison
Napolipoesia 2002
Massimo Bacigalupo