Carlos Nejar Brasile portoghese Carlos Nejar è figura emblematica e universale, con abbondante produzione lirica e, più recentemente, con altrettanto originale opera in prosa che desta l’attenzione dei più importanti critici brasiliani. Nato nel 1939 a Porto Alegre, nel sud del Brasile, dove ha vissuto buona parte della sua vita, ha affiancato all’attività di scrittore quella di Pubblico Ministero nelle piccole città della regione. “Poeta della pampa brasiliana” è stato definito dal alcuni critici, sebbene egli non si riconosca in questa definizione e da alcuni anni viva a Guarapari, nello stato di Espírito Santo, in una casa che si affaccia sul mare e che egli ha chiamato Paiol da Aurora [Capanna dell’Aurora]. È uno dei più giovani membri dell’Accademia Brasiliana di Lettere. Le sue opere sono state tradotte in varie lingue e sono tema di studio e di tesi in molte università brasiliane ed estere. Ha al suo attivo numerosi e importanti premi e partecipa a recital e convegni in tutto il mondo. È autore anche di libri per l’infanzia e per il teatro, oltre ad essere un critico fine e intuitivo.
In Italia è uscita la raccolta "Miei cari vivi" (2004, Multimedia Edizioni), curata da Vera Lucia de Oliveira.
Nejar è stato ospite di Casa della poesia nel 2004 e nella stesso anno a "Il cammino delle comete" a Pistoia.
POESIA
Sélesis, Porto Alegre, Livraria do Globo, 1960.
Livro de Silbion, Porto Alegre, Difusão de Cultura, 1963.
Livro do tempo, Porto Alegre, Champagnat, 1965.
O Campeador o Vento, Porto Alegre, Sulina, 1966.
Danações, Rio de Janeiro, José Álvaro Editor, 1969.
Ordenações I, II, Porto Alegre, Edições Galaad, 1971.
Ordenações I, II, III, IV, V, Porto Alegre, Globo, 1971.
Canga (Jesualdo Monte), Rio de Janeiro, Civilização Brasileira, 1971.
Casa dos Arreios, Porto Alegre, Globo, 1973.
O poço do calabouço, Lisboa, Livraria Moraes Editora, 1974.
De Séleusis a Danações (2ª. edição dos cinco primeiros livros), São Paulo, Quíron, 1975.
Somos poucos, Rio de Janeiro, Crítica, 1976.
Árvore do mundo, Rio de Janeiro/Brasília, Nova Aguilar/INL, 1977.
O chapéu das estações, Rio de Janeiro, Nova Fronteira, 1978.
O poço do calabouço, Árvore do mundo e O chapéu das estações (num só volume), São Paulo, Círculo do Livro, 1979.
Os viventes, Rio de Janeiro, Nova Fronteira, 1979.
Um País o Coração, Rio de Janeiro, Nova Fronteira, 1980.
Obra Poética I (De Sélesis a A ferocidade das coisas), Rio de Janeiro, Nova Fronteira, 1980.
Livro de Gazéis, Lisboa, Livraria Moraes Editora, 1983.
Vozes do Brasil, Rio de Janeiro, José Olympio, 1984.
O pai das coisas, Porto Alegre, L&PM, 1985.
Memórias do porão, Rio de Janeiro, José Olympio, 1985.
Meus estimados vivos, Vitória, Nemar, 1989.
A idade da aurora: fundação do Brasil, São Paulo, Massao Ohno, 1990.
Amar: a mais alta constelação, Rio de Janeiro, José Olympio, 1991.
Elza dos pássaros ou a ordem dos planetas, Guarapari, Nejarim, 1993.
Aquém da Infância, Guarapari, Nejarim, 1993.
Simón Vento Bolívar, bilíngüe, espanhol-português, trad. Luis Oviedo, Porto Alegre, Ed. Age, 1993.
Os Dias pelos Dias (Canga, Árvore do mundo e O poço do calabouço), Rio de Janeiro, Topbooks, 1997.
Sonetos do Paiol: ao sul da Aurora, Porto Alegre, LP&M Editores, 1997.
Velâmpagos - Haicais ou Móbiles, Instituto Histórico e Geográfico do Espírito Santo, 1998.
Todas as fontes estão em ti, São Paulo, Eclesia, 2000.
A espuma do fogo, São Paulo, Ateliê Editorial, 2002.
A idade da Noite: Poesia I, São Paulo/Rio de Janeiro, Ateliê e Biblioteca Nacional, 2002.
A idade da Aurora: Poesia II, São Paulo/Rio de Janeiro, Ateliê e Biblioteca Nacional, 2002.
Von der Grausamkeit der Dinge (A Ferocidade das Coisas), tradução de Kurt Scharf, Salzburg, Áustria, Ed. Jung Und Jung , 2002.
ROMANZI
Um certo Jacques Netan, São Paulo, Coleção Aché dos “Imortais da Literatura”, 1991.
O túnel perfeito, Rio de Janeiro, Relume-Dumará, 1994.
Carta aos loucos, Rio de Janeiro, Record, 1998.
Riopampa – o moinho das tribulações, São Paulo, Eclesia, 2000 (Premio “Machado de Assis” per il miglio romanzo del 2000, Rio de Janeiro, Fundação Biblioteca Nacional).
O selo da agonia – Livro dos cavalos, Rio de Janeiro, Razão Cultural, 2001.
Ulalume, Rio de Janeiro, Bluhm, 2001.
O livro do peregrino, Rio de Janeiro, Objetiva, 2002; Lisboa, Pergaminho, 2002.
O evangelho segundo o vento, São Paulo, Escrituras, 2002.
A Engenhosa Letícia do Pontal, Rio de Janeiro, Objetiva, 2003.
TEATRO
Miguel Pampa, São Paulo, Massao Ohno, 1991.
Teatro em versos: personae-poemas, Rio de Janeiro, Funarte, 1998.
SAGGI
A chama é um fogo úmido (Reflexões sobre a poesia contemporânea), Rio de Janeiro, Academia Brasileira de Letras, 1995.
Escritos com a pedra e com a chuva, Rio de Janeiro, Academia Brasileira de Letras, 2000.
Caderno de fogo – Ensaios sobre poesia e ficção, São Paulo, Escrituras, 2000.
LETTERATURA INFANTILE
Menino-rio, Porto Alegre, Mercado Aberto, 1985.
Jericó soletrava o sol e as coisas pombas, Rio de Janeiro, Globo, 1986.
Era um vento muito branco, Rio de Janeiro, Globo, 1987.
A formiga metafísica, Rio de Janeiro, Globo, 1988.
Zão, São Paulo, Melhoramentos, 1989.
O grande vento, Rio de Janeiro, Consultor, 1997.
Tumin, o passarinho, São Paulo, Globo, 2002.
ANTOLOGIA
Dois poetas novos no Brasil - Antologia com Armindo Trevisan, Lisboa, Livraria Moraes Editores, 1972.
Os melhores poemas de Carlos Nejar, São Paulo, Global, 1984; 2ª ed., 1997.
A genealogia da palavra – Antologia pessoal, São Paulo, Iluminuras, 1989.
Antologia Poética de Carlos Nejar, org. por António Osório, Lisboa, Pergaminho, 2003.
Breve história do mundo – os melhores poemas do poeta da condição humana, Rio de Janeiro, Ediouro, 2003.
Miei cari vivi (2004, Multimedia Edizioni)
CD-ROM
Carlos Nejar - A voz do poeta, Rio de Janeiro, Academia Brasileira de Letras, Coleção Multimidia, vol. 1, 2002.
Il tunnel. (Con CD Audio , Multimedia Edizioni 2004)
IL POETA DELLA SPERANZARiconosciuto universalmente come uno dei 37 autori chiave del nostro secolo, candidato al Nobel per la Letteratura, vincitore dei più importanti premi letterari esistenti, Carlos Nejar è attualmente membro dell’Academia brasileira de letras (Accademia brasiliana di lettere). Nei suoi versi convivono placidamente poesia e denuncia, tradizione e innovazione, semplicità e complessità. Immagini forti comunicano sentimenti comuni spesso taciuti. Le parole di Nejar scoccano come dardi infuocati contro il potere e l’ingiustizia a cui, ieri come oggi, l’essere umano viene sottoposto. Senza mai chinare la testa grida il suo sdegno in faccia ai potenti: Preferisco il fuoco, alla vostra compiacenza. Faccio parte di una razza che proviene dal fuoco. Non potrete farmi tacere (1). Con i suoi modi gentili e la voce scandita da lunghe pause, il poeta gaúcho, durante un incontro svoltosi il 21 marzo presso l`Ambasciata del Brasile, ha raccontato del suo passato di procuratore di giustizia, di quanto questa attività abbia influenzato la sua produzione poetica. E ha presentato “Miei cari vivi”, l’ultimo libro pubblicato in Italia.
Chi sono quei “Miei cari vivi” cui è dedicato il suo ultimo libro pubblicato in Italia?
Carlos Nejar
«Sono tutti coloro che continuano a sognare ribellandosi a un sistema che non rispetta l`individuo. È un libro che ci parla della condizione umana e della nostra civiltà, che costringe l’uomo a vivere nelle tenebre senza che possa rendersene conto. Ma è anche un’esperienza personale profonda vissuta in un periodo di oscurità. Attraverso il potere della parola le tenebre hanno cominciato ad aprirsi, scoprendo la vera luce: la luce della parola. Attraverso i “Miei cari vivi” spero di poter incontrare il lettore e che il lettore possa incontrare me. Spero anche che la comunicazione non sia solo di un poeta verso il lettore, ma di un popolo verso un altro popolo».
La “speranza” è uno dei termini più ricorrenti nelle sue poesie. Abbiamo ancora il diritto di sperare?
«Sono il poeta della speranza. Dobbiamo sperare, partendo dal presupposto che è terminato il tempo della prostrazione. Ci troviamo di fronte ad una nuova epoca: quella del cambiamento, della giustizia. La parola è giustizia».
Scrivere porta all’eternità?
«Sì. Come diceva Guimarães Rosa, io scrivo l’eternità».
La sua esperienza passata da procuratore di giustizia ha influenzato il suo modo di scrivere e la sua concezione della giustizia?
«Sono stato influenzato molto dal mio precedente lavoro perché ho avuto modo di conoscere l’alienazione della giustizia. Ho scoperto ciò che Paolo afferma in una delle sue Lettere: l’Amore è il complemento della Legge. Ho capito che non esiste giustizia senza misericordia, e che la parola ha il potere di cambiare il senso delle cose, perché è coscienza. Ho capito anche che, noi che osiamo, abbiamo una grande responsabilità nei confronti della parola».
Crede che in Brasile la situazione della Giustizia sia migliorata con il governo Lula?
La copertina del libro presentato recentemente a Roma
«Il governo Lula ha un grande vantaggio: è il governo di un operaio, che viene dal popolo e che guarda il popolo non più dall’alto, ma dal suo fianco. Cosa che accadde anche con un altro grande presidente del Brasile del passato, Itamar Franco. La giustizia oggi sta subendo una riforma, e toccare la giustizia – e il potere – è un grande atto di coraggio».
In questo mondo contemporaneo c’è ancora posto per la poesia?
«Ho imparato che nulla si perde e tutto si trasforma. E credo in questo, oggi più che mai. Tramite la mia esperienza come membro dell’Academia brasileira de letras e del Consiglio nazionale dell’educazione, sono giunto alla conclusione che non si può concepire un edificio partendo dal tetto. Le nostre costruzioni hanno bisogno di fondamenta solide. Attualmente il sistema dell’educazione in Brasile (primaria e universitaria) sta subendo una riforma. Oggi vedo il mio paese come una delle grandi nazioni che vanno a contraddistinguere il nuovo secolo. In passato Napoleone disse “quando la Cina si risveglierà ci farà paura”: parafrasando questa affermazione dico che il Brasile si è già risvegliato, è un continente in movimento, nessuno potrà dimenticarsi più del Brasile perché è un paese di grande ricchezza culturale, non solo per quanto concerne la musica popolare ma anche per la sua grande letteratura. Una letteratura che merita di essere conosciuta in tutti gli angoli della terra».
Che rapporto ha con l’Italia?
«Tutti i brasiliani amano molto l’Italia. Io in modo speciale, perché mia madre era di Reggio Emilia, terra di Ariosto. Ho letto su El Paìs che è stata fatta una traduzione più attuale di Ariosto: come dice Italo Calvino, chi legge Ariosto scopre molte cose, non solo del suo tempo, ma anche nel nostro».
Scrivere è un modo per esorcizzare la morte?
«È un modo per vincere la morte: la parola sconfigge la morte. La parola è inoltre il miglior strumento di convivenza tra gli uomini. Fernando Pessoa diceva che scrivere è il miglior modo di stare con se stessi. Io dico che scrivere è il miglior modo di stare con tutti gli altri».
Cosa significa per lei la parola «patria»?
Un`altra immagine del poeta
«Se si potesse sostituire il termine “patria” (che proviene da pater familia) con una parola più forte, userei “matria”: la mater familia ha un’importanza fondamentale. È stata una lupa ad allattare Romolo e Remo, grande è il potere femminile. Credo che la donna ricopra un ruolo fondamentale in questo nuovo millennio, non dobbiamo dimenticarlo».
Il suo stato d’animo cambia quando scrive in prosa e quando, invece, in poesia?
«No, ho una teoria lontana da quelle tradizionali: è il linguaggio che demarca il genere, e non il contrario. Che si scriva un romanzo o una poesia, dimoriamo sempre nella casa del linguaggio. Quindi non mi preoccupo tanto di questo. Scrivendo romanzi il mio punto di riferimento è il primo romanzo, quello di Omero. Perché il mondo oggi, ha sete di acqua pura, di acqua che viene dalla montagna. Il romanzo nel tempo si è trasformato in un qualcosa di più sofisticato, lontano. Bisogna umanizzare il romanzo, come è necessario umanizzare la poesia tornando alla fonte primaria. Dobbiamo tener conto dell’insegnamento dei grandi del passato. Amo Roma perché è nostra contemporanea».
Silvia ZingaropoliNote:
1. Giordano Bruno fala aos seus julgadores di Carlos Nejar. Traduzione di Silvia Zingaropoli.tratto da http://musibrasil.net/articolo.php?id=1089
Miei cari vivi 2004 88 Poesia come pane