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04/04/2011

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Sarah Menefee, una voce in poesia del dissenso americano
30/05/1995 Mariella Setzu erbafoglio

Il lungo discorso insieme spezzato e ininterrotto d’una esperienza poetica e di vita, la capacità di guardare il disagio e la sofferenza dell’altro senza distrazioni, un parlare per frammenti e squarci improvvisi: questo è ciò che abbiamo ascoltato durante il reading poetico di Sarah Menefee, avvenuto il 30 magio scorso nello spazio teatrale di Isolateatro (quartu S. Elena), in occasione della presentazione del suo libro Il sangue intorno al cuore, Multimedia Edizioni, 1994. Dalla sua stessa voce quindi abbiamo sentito le poesie di questa poetessa nata a Chicago nel 1946 e impegnata da anni a San Francisco nel movimento dei senzatetto, la cui ispirazione è costantemente intrecciata con la passione civile e politica. Già questo titolo, alla lettura della prima poesia, ci dà una chiave interpretativa: «Empedocle: perché il sangue intorno al cuore è pensiero umano». Essendo il cuore, nel linguaggio, la sede delle passioni, ecco che abbiamo il senso del flusso vitale di pensiero e passione, umana e politica, che circola nei versi di Sarah Menefee, guidato dallo sguardo su ciò che la circonda. E ciò che la circonda è la vita dei nostri giorni come esistenza precaria e oppressa negli ambienti della degradazione urbana degli Stati Uniti, che tanto meglio comprendiamo quanto più l’America si avvicina a noi, in questo mondo che si fa sempre più piccolo. La poesia di Sarah Menefee ci mette in contatto con una sofferenza che, prima ancora che da un male di vivere, nasce dalla sfera della disuguaglianza sociale e dalla violenza che si accanisce sui più poveri, nati in quanto tali dalla parte del torto; e quindi con un’altra sofferenza più o meno inconscia, quella che nasce dalle «manette della mente», la trappola del sistema in cui l’unico valore è quello della circolazione delle merci: «è questa la libertà che dicono che il mondo brami? / due valanghe di parole che vendono asciugacapelli all’ultimo grido / a prezzi di liquidazione a un impiegato intontito». Anche la condizione del vivere non ha profondità di respiro, ma «tra un marciapiede e un paraurti ecco come viviamo senza un breve momento di sollievo per il modo convulso e spazzato che abbiamo di camminare e borbottare». La strada è esperienza conoscitiva assai dura, ma può diventare luogo di trasfigurazioni, forse a suggerire che la persona più ai margini è deprivata di tutto, ma non di una profonda dimensione umana: «quella arrestata con noi che bestemmiava e urlava perché le avevano confiscato il letto era sull’orlo della strada nel mio sogno e cantava così dolcemente». La scrittura mira a farsi intendere parlando dal profondo attraverso versi spezzati in un registro colloquiale che rifiutano convenzioni grafiche come maiuscole, punti o l’andare a capo per ogni verso, attingendo ad una nudità ed essenzialità agli antipodi di qualsiasi eloquenza autocompiaciuta e del ritmo fine a sé stesso, così come anche la voce di Sarh che legge è piana e intensa, d’una energia contenuta. La sua lettura in americano è stata accompagnata dalla lettura in traduzione italiana di Maria Loi, che ha interpretato la poetessa americana con profondità e vicinanza di spirito. Un ringraziamento anche a Jack Hirschman che ha partecipato al reading con letture di sue poesie tratte da “Soglia infinita”, Multimedia Edizioni, e ad Alberto Lecca che ne ha letto la traduzione italiana. Mariella Setzu