PIANTA DI MACEIÓ
Il vento del mare rode le case e gli uomini.
Dalla nascita alla morte, coloro che abitano qui
vanno sempre coperti da un leggero lenzuolo funebre
di afa e salsedine. I denti del mare
mordono, giorno e notte, coloro che non cercano
di nascondersi nel ventre delle navi
e si lasciano succhiare dal sole di sabbia.
Penetrato nelle pietre, l’odore di mare
brucia il pelo dei topi eccessivi
che, nelle fogne, odono il vomito scuro
dell’oceano disperso negli anfratti di palude
e sognano i granai delle stive dei mercantili.
È qui che sono nato, dove la luce del faro
accieca la notte degli uomini e offusca le civette.
Il vento forte lambisce le draghe imputridite,
entra fra le persiane delle case soffocate
e sgretola le dune mortuarie
da cui le labbra dei morti bevono il mare.
Persino coloro che si amano in questa terra di odi
sono sempre separati dalla brezza
che semina l’insonnia nei millepiedi
e adultera il noleggio delle navi.
Questo è il mio posto, penetrato nel sangue
come il fango in fondo alla notte lacustre.
E per quanto mi allontani, sarò sempre qui
e sarò questo vento e la luce del faro,
e la mia morte vive nella cioba catturata.
Traduzione di Vera Lucia de Oliveira