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04/04/2011

testimonianza Estratto

Testimonianza "La testimonianza di Montejo disegna una situazione drammatica, fatta di violenza indiscriminata, di paura, di miseria. Montejo descrive con cura, con la precisione di chi ha visto, di chi è stato testimone la distruzione del villaggio in cui faceva il maestro, la paura dei patrulleros, le torture nei distaccamenti militari, le esecuzioni di massa, il cinismo degli ufficiali ma anche qualche raro caso di umanità in alcuni soldati." (Emanuela Jossa)
testimonianza
Testimonianza 1996 88 – 86203 – 22 – 5 128 Altre Americhe Emanuela Jossa Emanuela Jossa
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PRELUDIO

Tzalala' è un villaggio remoto situato nell'occidente del dipartimento di Huehuetenango, Guatemala, Centro America. Qui, come in tutte le comunità indigene, non esistono cinema, giornali, televisioni, luce elettrica né strade rotabili. L'unico modo per accedere a questa comunità è attraverso strette mulattiere, che porcorrono valli e ruscelli e risalgono aspri sentieri di montagna.
Dai tetti di paglia delle case del villaggio comincia a uscire fumo dalle quattro del mattino, quando le donne si alzano e iniziano a macinare il "nixtamal" per preparare le "tortillas" al marito che di buon'ora si dirige al suo campo, luogo in cui da sempre si è identificato con la terra vergine dei suoi padri.
Qui a Tzalala' c'è povertà come in tutte le comunità indigene del paese: il piccolo pezzo di terra coltivato a mais che i contadini riescono a sottrarre alle pietraie delle montagne, non basta a sfamare la loro famiglia per tutto l'anno; e così, devono disegnare sulla stuoia su cui dormono i loro piani programmando una rapida emigrazione verso la zona costiera del paese per offrire la propria mano d'opera nelle piantagioni di canna da zucchero, caffè e cotone.
Da quando sono venuto a lavorare come maestro in questo villaggio, mi sembra che il tempo sia trascorso con più rapidità, perché i bambini che ho avuto in classe cinque anni fa sono adesso giovani che desiderano sposarsi e si danno appuntamento alle sorgenti, dove le ragazze dai bei vestiti tipici vanno a prendere l'acqua nelle loro anfore d'argilla. Alcuni iniziano la scuola già grandi e pochissimi raggiungono il sesto grado della scuola primaria, perché la grande maggioranza abbandona lo studio dopo tre o quattro anni; non perché non gli piaccia la scuola, ma perché devono seguire i genitori nelle emigrazioni verso le piantagioni o devono aiutarli nella coltivazione del mais che è essenziale per la loro sopravvivenza.
Così si vive e si è vissuto nella comunità. I popoli indigeni sanno vivere in pace ed armonia, ma la loro calma viene turbata quando arriva un periodo elettorale. Per collaborare alla costruzione di una strada rotabile nella comunità, una volta ho creduto necessario entrare in politica per ottenere qualche aiuto, dato che i contadini, che avevano deciso di costruirla con le proprie forze con pale e picconi, ne avevano bisogno.


(brano tratto dal Preludio del volume "Testimonianza. Morte di una comunità indigena in Guatemala").