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04/04/2011
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Che: fugacità della sua morte
Jorge Enrique
Adoum
Ecuador
spagnolo
Jorge Enrique Adoum
nato ad Ambato (Ecuador) nel 1926. Ha iniziato gli studi nelle aule di un istituto gesuita, grazie al quale è diventato ateo e antifalangista, e li ha terminati in una scuola pubblica dove “trovare il marxismo e la psicoanalisi è stato come acquisire le due chiavi che hanno aperto le porte del mondo”. Studia Filosofia, Lettere, Giurisprudenza, all’Universidad Central dell’Ecuador prima e poi all’Universidad di Santiago del Cile. Nel 1944 entra a far parte di «Madrugada», movimento che segna una svolta nella storia della poesia ecuadoriana, accogliendo le innovazioni delle prime e delle seconde avanguardie e proclamandosi politicamente di sinistra. Tra il 1945 e il 1947, durante il suo soggiorno in Cile, lavora come segretario personale di Pablo Neruda nella cui casa incontra tra gli altri scrittori, Rafael Alberti, Nicolás Guillén, Miguel Ángel Asturias. Con Neruda mantenne “un’amicizia invariabile e intermittente che durò dal 1945 al 1971, anno in cui lo salutai, a Parigi, senza sapere che non l’avrei più rivisto.”
Espulso dal Cile, Paese a cui doveva tanto, tornò nel suo Ecuador “umiliato e povero”, nel gennaio del 1948, e dopo essere stato insegnante di letteratura, direttore delle edizioni della Casa de la Cultura Ecuatoriana e Direttore Nazionale della Cultura del Ministero dell’Educazione,
nel 1963 viaggiò in Egitto, India, Giappone e Israele nell’ambito di un programma Unesco. Proprio in Israele – ultima destinazione di quella missione – apprese via radio che i militari avevano organizzato un colpo di Stato in Ecuador “Sono rimasto lì, allora, come dice un detto popolare ecuadoriano, come un cane in canoa” dove non poté tornare e dovette rimanere in Francia come insegnante di spagnolo in un liceo vicino a Le Havre. Tornato a Parigi, lavorò fino al 1968 come giornalista presso la Radiotelevisione francese e come lettore presso la casa editrice Gallimard. “Il maggio ‘68 è stato fino ad oggi l’unico evento storico a cui ho partecipato o almeno assistito (quando è scoppiata la guerra civile spagnola ero molto giovane; la rivoluzione cinese non ci riguardava, forse perché era cinese, forse perché era lontana; le belle “marachelle” cubane ci hanno colto di sorpresa; per il Vietnam ero troppo vecchio e, in ogni caso, non ci è stato chiesto aiuto). Era l’unico movimento in cui la poesia era coinvolta e in cui si lottava contro la stupidità”.
Dal 1964 al 1966 ha vissuto a Pechino, lavorando per la New China News Agency. Dal 1969 al 1986 è stato funzionario delle Nazioni Unite a Ginevra e dell’Unesco a Parigi. Nel 1987, tornato in Ecuador, ha ricoperto molti incarichi nel settore della cultura, fra cui direttore editoriale della Casa della Cultura Ecuadoriana. “Ho l’impressione che la patria, da lontano, fosse come un’amante con la quale ho avuto relazioni appassionate che mi hanno portato a rifiutarla e a riconciliarmi con lei; e che da vicino, nonostante la volgarità dell’immagine, sia come la madre che non smettiamo di vedere a volte brutta, sempre povera, generalmente ingiusta, solo perché le vogliamo bene. Ma fin da quando ero adolescente, ho rivendicato il diritto di criticarla, proprio perché è umana.”
Il 3 luglio 2009 si è spento a Quito, in Ecuador.
Nel corso della sua carriera letteraria ha scritto poesie, opere teatrali, romanzi, racconti, saggi, giornalismo, saggistica, critiche letterarie e antologie durante i suoi soggiorni in vari paesi del mondo e nel suo paese d’origine. A Parigi entra in quella grande comunità latinoamericana di scrittori, intellettuali, rifugiati, esiliati e fa parte del comitato di redazione del Corriere dell’Unesco fino al 1987; traduce inoltre in spagnolo opere di autori di diversi Paesi e collabora con riviste e giornali in Ecuador e all’estero.
Le sue prime raccolte,
Ecuador amargo
(1949) e
Los cuadernos de la tierra
(1952-62), riecheggiano le metafore telluriche di Neruda e il clima del
Canto Genera
Curriculum mortis
(1968) e in
Prepoemas en postespañol
(1979) si definisce il suo particolare linguaggio e i suoi modi specifici di manipolazione e ricostruzione dei vocaboli. I suoi non sono mai semplici giochi di parole (spesso difficilmente traducibili), ma una forma di ribellione e di contestazione di ciò che chiama “subdemocracias cuarteleras” (sottodemocrazie da caserma). Nel 1952 viene insignito col Premio Nazionale di Poesia, e nel 1960 riceve a Cuba il prestigioso premio Casa de las Américas.
Il suo romanzo
Entre Marx y una mujer desnuda
(1976), è probabilmente il migliore esempio di romanzo sperimentale in Ispanoamerica dopo
Rayuela
di Julio Cortázar. Come
Rayuela
, il romanzo di Adoum si costruisce sotto gli occhi del lettore e con la partecipazione del lettore stesso. Dal romanzo è stato tratto da Camilo Luzuriaga un bellissimo film dal titolo omonimo.
Adoum è anche autore di teatro (
El sol bajo las patas de los caballos
, 1976), e di una interessante, acuta e talvolta pungente opera critica.
Nel 1997, in occasione della commemorazione (30 anni) della morte di Guevara, è stato invitato a Cuba a Casa de las Americas a tenere un discorso. In quell’occasione ha scritto e letto uno struggente e bellissimo poema dal titolo
Che: fugacità della sua morte
.
È tornato alla poesia con lo straordinario
El amor desenterrado
, ispirato allo sconvolgente ritrovamento di una coppia di amanti del periodo paleo-indio in Ecuador.
Le sue opere sono tradotte e pubblicate in molti paesi e inserite in innumerevoli antologie.
Agli inizi del nuovo secolo ha pubblicato, prima a Cuba e poi in Ecuador,
De cerca y de memoria: Lecturas, autores, lugares
, un libro di ricordi di scrittori e artisti dell’America Latina e dell’Europa.
Ha tradotto in spagnolo la poesia di T. S. Eliot, Langston Hughes, Jacques Prévert, Yannis Ritsos, Vinícius de Moraes, Nâzim Hikmet, Fernando Pessoa, Joseph Brodskij e Seamus Heaney.
Nel 2008 è stata pubblicata la raccolta delle sue opere poetiche nel volume
Jorge Enrique Adoum, Poesía hasta hoy
(1949-2008), Ediciones Archipiélago, Quito, Ecuador.
Dal 1998 al 2009 è stato uno dei poeti protagonisti dei progetti di Casa della poesia (Baronissi, Napoli, Salerno, Trieste, Pistoia, Vilenica, Roma, Amalfi, L’Aquila).
Nel 2010 è stato realizzato il film biografico Jorgenrique dal regista ecuadoriano Pocho Álvarez.
Poesia:
Ecuador amargo, Quito, Casa de la Cultura Ecuatoriana, 1949.
Carta para Alejandra, Quito, La Andariega, 1952.
Notas del hijo pródigo, Quito, Editorial Rumiñahui, 1953.
Los cuadernos de la Tierra: I. Los orígenes, II. El enemigo y la mañana (Premio Nacional de Poesía), Quito, C.C.E., 1952; III. Dios trajo la sombra, Quito, 1959 (Premio Casa de las Américas), La Habana, Ministerio de Educación y Casa de las Américas, 1960; IV. Eldorado y Las ocupaciones nocturnas, Quito, C.C.E., 1961.
Relato del extranjero, Quito, Ediciones del Ateneo Ecuatoriano, 1955.
Yo me fui con tu nombre por la tierra, Quito, edición clandestina, sin pie de imprenta, 1964.
Informe personal sobre la situación, Madrid, Aguaribay, 1973; La Habana, Casa de las Américas, 1975.
Los 37 poemas de Mao Tsetung (traduzione), Buenos Aires, Schapire Editor, 1974.
Breve antología (selezione e prologi di Vladimiro Rivas Iturralde), Serie de Poesía Moderna, nº. 60, México, Dirección General de Difusión Cultural/UNAM, sin fecha.
No son todos los que están... (Poemas, 1949-1979), Barcelona, Seix Barral, 1979.
Poesía viva del Ecuador (antologia: selezione, introduzione e note), Quito, Editorial Grijalbo Ecuatoriana,1990; Editorial Libresa, 1998.
El tiempo y las palabras (poesie 1949-1989, studio introduttivo di Vladimiro Rivas I.), Quito, Editorial Libresa, Colección Antares, 1992.
Poésie équatorienne du xxe siècle (antologia: selezione, introduzione e note), Fundación Patiño, Ginebra, 1993 (ed. bilingüe, trad. de Nicole Rouan).
El amor desenterrado y otros poemas, Quito, Editorial El Conejo, 1993; 1995 /Postales del trópico con mujeres, Valencia, Ediciones Episteme S. L., 1997.
... ni están todos los que son (45 años de poesía), Quito, Eskeletra Ediciones, 1998.
Saggi:
Poesía del siglo XX, Quito, C.C.E., 1957.
La gran literatura ecuatoriana del 30, Quito, Edit. El Conejo, 1984.
Sin ambages (Textos y contextos), Quito, Edit. Planeta-Letraviva, 1989.
Ecuador: señas de identidad, Quito, Eskeletra Ediciones, 1997; 1998.
Guayasamín: el hombre, la obra, la crítica /Das Antlitz der Zeit -Guayasamín, Nurenberg, DA Verlag Das Andere, 1998.
Teatro:
El sol bajo las patas de los caballos, en "Conjunto", nº 14, septiembre-diciembre de 1972, La Habana, Casa de las Américas; en "La última rueda", nº 1, Quito, Universidad Central, 1976; en "Mester", vol. VI, nº 1, octubre de 1976, Los Angeles, Universidad de California; en "Jorge Enrique Adoum: Teatro", Quito, Casa de la Cultura Ecuatoriana, 1981; en Pedro Bravo Elizondo, "Teatro documental latinoamericano", tomo II, México, Universidad Autónoma de México, 1982; Le soleil foulé par les chevaux (adattamento di Michel Viala), Ginebra, Collection du Théâtre de l'Atelier, 1970; The Sun Trempled Beneath the Horses' Hooves (trad. di Arthur McMurray y Roberto Márquez), Amherst, "The Massachusetts Review", vol. XV, nos.12, winter-spring 1974; Die Sonne unter den Pferdehufer (trad. de José Antonio Friedl Zapata, Lamu Verlag, Borkeim-Merten,1979); Il solo sotto gli zoccoli dei cavalli (trad. de G. Ursino Ursic para la RAI), Roma, 1980 (mimeog.).
La subida a los infiernos, en "Jorge Enrique Adoum: Teatro", Quito, C.C.E., 1981; Die Höllenfahrt (trad. de J.A. Friedl Zapata), Borheim-Merten, Lamug Verlag, 1979.
Narrativa:
Entre Marx y una mujer desnuda Texto con personajes (Premio Xavier Villaurrutia, México), México, siglo xxi editores, 1976, 1978, 1980, 1984, 1987, 1993; Quito, El Conejo, 1983, 1994, 1996; Bogotá, La oveja negra y El Conejo, 1987; Entre Marx et une femme nue (trad. de Françoise Campo-Timal), París F. éditions, 1985.
Ciudad sin ángel, México, siglo xxi editores, 1995.
Los amores fugaces (Memorias imaginarias), Quito, Seix Barral - Biblioteca Breve, 1997, 1998, 189 pp.
Antologie:
Antología universal de la poesía, di Miguel Brascó, Santa Fe, Edit. Castellví, 1957.
Antología de la poesía viva de America Latina, di Aldo Pellegrini, Barcelona, Biblioteca Breve, Seix Barral, 1966.
Antología de la poesía rebelde ispanoamericana, di Enrique Fierro, Montevideo, Ediciones de la Banda Oriental, 1967.
Antología poética hispanoamericana actual, di Mario Marcilese, Laa Plata, Editora Pratense, 1968.
Poemas de amor hispanoamericanos, di Mario Benedetti, Montevideo, Bolsilibros Arca, 1969.
Unstill Life (in inglese e spagnolo), di Mario Benedetti, New York, Harcourt, Brace and World Inc., 1969.
Poeti ispano americani contemporanei (in italiano e spagnolo), di Marcelo Ravoni e Antonio Porta, Milano, Feltrinelli, 1970.
Poesía social del siglo XX: España e Hispanoamérica, di Carlos Altamirano, Buenos Aires, Centro Editor de America Latina, 1971.
Antología de la poesía erótica, di Gustavo Sáinz e Miguel Donoso Pareva, México, Edit. Orientación, 1972.
La violencia en Ecuador,di Miguel Donoso Pareja, México, Edit. Diógenes, 1973.
Antología básica contemporánea de la poesía latinoamericana, di Daniel Barros, Buenos Aires, Ediciones de la flor, 1973.
Poesía rebelde de América, di Miguel Donoso Pareja, México, Extemporáneos, 1974.
Poesía revolucionaria latinoamericana (in inglese e spagnolo), di Roberto Márquez, New York – Londra, Monthly Review Press, 1974.
América libre, di Gérard de Cortanze, Parigi, Seghers, 1976.
¡Hasta siempre! (in italiano e spagnolo), di Meri Franco – Lao e Fabio Pierini, Roma, Voci dell’esodo, Borla, 1977.
Poeti ecuadoriani contemporanei, di Giuseppe Bertolucci, Ancona, Ed. «La Ginestra», 1979.
16 poetas latinoamericanos, di Jorge Rodríguez Padrón (tradotto in greco da Rigas Karpatos), Atenas, Ed. A. Karavias, 1980.
Literaturas ibéricas y latinoamericanas, di Olver Gilberto de León, Francia, Ed. Ophyrs, 1981.
200 poetas de hoy en España y America, Madrid, Taller Prometeo de Nueva Poesía, Colección Poesía Nueva, 1982.
Poesía rebelde en Latinoamérica, di Saúl Ibargoyen e Jorge Boccanera, México, Editores Mexicanos Unidos, 1983.
Antología de la poesía ispanoamericana (1915 – 1980), di Jorge Rodríguez Padrón, Madrid, Espansa Calpe, 1984.
Anthology of Contemporary Latin American Literature 1960 – 1984, di Barry J. Luby e Wayne H. Finke, Associated University Presses, Inc., Rutherford, Madison, Teaneck, Fairleigh
Dickinson University Press, Londra e Toronto: Associated University Presses, 1986.
Poemas eróticos (Antologia ispanoamericana), di José Tarszys, Buenos Aires, Surcos Editora,
1992.
Dann fliegt mein gefiedertes Herz, di Jorge Avila, Wolfgang Eitel e Esther Muschelknautz, Monaco–Zurigo, Pier, 1992.
Memoria de America en la Poesía (Antologia 1492 – 1992), París, Ediciones Unesco, 1992.
Un ángulo del mundo (Encuentro Iberoamericano de Poesía), Fundación Vicente Huidobro, Santiago del Chile, Red Internacional del Libro, 1993.
Antologie de la littérature ispano – américaine du xx siècle, di Jean Franco e Jean – Marie Lemogodeuc, París, Presses Universitaires de France, 1993.
Tierra de nadie (Antología de nueve poetas latinoamericanos), prólogo e compilación de Oswaldo Sauma, San José, Costa Rica, Edit. De la Univesidad Nacional, 1994.
Memoria del IV Festival de Poesía en Medellin, Revista Prometeo, 34 – 35, 1994.
Las mejores poesías de la lengua castellana, Madrid, M. E. Editores, 1995.
Al Che. Poesie e canzoni dal mundo, di Meri Lao, Roma, Parole e musica 1, Erre Emme edizioni,1995.
L’épreuve des mots / Poètes Hispano – Américains 1960 – 1995, (a cura di Saúl Yurkievich), Parigi, Stock, 1996.
Memoria del VIII Festival de Poesía de Meddellín, Revista Prometeo, 51 – 52, 1998.
Voces y Luces. Poesia ispanoamericana, a cura di Martha Canfield, Milano, Olivares, 1998.
Antología de la paz (Quincuagésimo anniversario de la Declaración Universal de los Derechos
Humanos), Rute, Editorial Anfora Nova / Ediciones Unesco, Consejería de Cultura de la Junta de Andalucía, 1998.
Poesías de amor hispanoamericanas, di Mario Benedetti, L’Havana, Casas de las Américas, 1998.
40 años de poesía en el Premio Casa de las Américas, de Caridad Tamayo Fernández, Madrid, Hiperion, 1999.
Antología poética universal, Editorial Alfredo Ortells, Valencia (España), 1999.
Literair Paspoort 2000, La Haya, Stichting Dichter aan huis, 2000.
A poesía se incontra na floresta, I Encontro Amazônico de Poetas de America Latina, Edições Governo do Estrado, Amazonas, Brazil, 2001.
El amor y la palabra , Encuentro Iberoamericano de Escritores, Bogotá, Alcaldía Mayor de Bogotá y Casa de la Poesía Silva, 2001.
Al son de los poetas (Lengua y literatura hispánicas a través de la música), libro y disco de Selena Millares y Hamish Binn, Madrid, Editorial Edinumen, 2002.
Dizionari:
Aira, César, Diccionario de autores latinoamericanos , Buenos Aires, Emecé-Ada Korn Editora, 2001.
Barriga López, Franklin y Leonardo, Diccionario de la literatura ecuatoriana (Tomo I, letras A hasta la C), segunda edición, Guayaquil, CCE, 1980.
Carrión, Alejandro, Diccionario de la literatura latinoamericana: Ecuador , Washington, D. C., Unión Panamericana, 1962.
Diccionario de Literatura Española e Hispanoamericana , Madrid, Alianza Editorial, S. A., 1993.
Diccionario Enciclopédico de las Letras de América Latina, Venezuela, Biblioteca Ayacucho, 1995.
Diccionario Enciclopédico EDAF , Madrid, Editorial EDAF, S. A., 1971.
Enciclopedia Universal Sopena: Diccionario ilustrado de la lengua española , Barcelona, Editorial Sopena, 1982.
Flores, Ángel, Spanish American Authors: the 20th Century , Bronx , H. W. E. Wilson, 1992.
Gran Diccionario Enciclopédico Universal , Madrid, Cultural S.A., 1994.
Gran Enciclopedia Larousse , Barcelona, Editorial Planeta, S.A.
Gullon, Ricardo, Diccionario de literatura española e Hispano-americana , Madrid, Alianza Editorial, 1993.
Nueva Enciclopedia Planeta , Barcelona, Editorial Planeta, S.A.
Nuevo Espasa Ilustrado 2000 , España, Espasa Calpe, 1999.
Océano Uno , Barcelona, Editorial Océano, 1994.
Pérez Pimentel, Rodolfo, Diccionario Biográfico del Ecuador , tomo VI, Guayaquil, Imprenta de la Universidad de Guayaquil, 1994.
Reichardt, Dieter, Autorenlexikon Lateinamerika , Bonn, Suhrkamp Verlag,
Rodríguez Castelo, Hernán, El camino del lector: guía de lecturas , Quito, Banco Central del Ecuador, 1988.
In Italia la sua raccolta “L’amore disinterrato e altre poesie” tradotta e curata da Raffaella Marzano, è stata pubblicata dalla Multimedia Edizioni di Salerno.
“Questo libro, oltre a proporre una scelta della vastissima opera poetica di Jorge Enrique Adoum, raccoglie quattro suoi straordinari grandi poemi "El amor desenterrado", "Tras la pólvora Manuela", "Postales del trópico con mujeres" e "Sobre la inutilidad de la semiología" che parlano dell'amore e del tempo.
Il primo, "El amor desenterrado", che apre e dà il titolo alla presente antologia, stupisce e atterrisce. È un testo luminoso fatto di erotismo e orrore metafisico nato dall'insolita scoperta archeologica di Sumpa: due scheletri uniti nell'atto amatorio, sopresi così dalla morte e dall'eternità. Jorge Enrique Adoum, in versi liberi che portano, senza dubbio, l'eco di cadenze classiche, medita e ricrea il brutale paradosso proprio di qualsiasi amore: i sentimenti contraddittori di caducità e eternità.
Il linguaggio di Adoum manifesta esuberanza verbale, ampio repiro, tono colloquiale profondamente antilirico, straordinariamente demistificatore e espressamente sperimentale che contribuisce alla ricerca di nuove forme per raccontare e sopportare la solitudine propria dell'essere umano.”
* * *
JORGE ENRIQUE ADOUM
La frágil figura de una gran obra
Durante la presentación de sus Obras (in)completas, la fragilidad del poeta contrastó con el poder de su palabra, tanto en su discurso como en el contenido de los volúmenes que recogen su literatura.
El escritor, mientras firmaba un autógrafo La grandilocuencia de los términos con los que se refirieron a Jorge Enrique Adoum y a su obra -de él dijo Marco Antonio Rodríguez, presidente de la CCE, que era un “emblema de la cultura”; mientras que Cecilia Ansaldo llamó a su obra “catedral de palabras”- contrastó con la fragilidad del escritor, discretamente sentado al centro de la mesa que presidió el acto de presentación de sus Obras (in) completas, el jueves, en la sala Demetrio Aguilera Malta, de la Casa de la Cultura, en Quito.
El primero en hablar fue Marco Antonio Rodríguez, que por esta vez dejó de lado los comentarios a su gestión para forjar un retrato de “uno de los intelectuales más completos de Hispanoamérica”.
Luego, Cecilia Ansaldo y Fernando Balseca comentaron sus respectivas experiencias ante la lectura de los trabajos del poeta. Ansaldo, desde una postura más académica, mientras que Balseca prefirió un tono más confesional.
Todo ante una mesa que además de los intelectuales estuvo integrada por el canciller Francisco Carrión, el alcalde Paco Moncayo y el ministro de Educación, Raúl Vallejo, en medio de los cuales, la figura de Adoum casi se perdía.
Pero bastó que el poeta comenzara a hablar para que todos los asistentes cedieran a la sencillez y fortaleza de su palabra. En un discurso de un tono muy distinto a los que le precedieron, Adoum, más que a sus méritos literarios, se refirió a algunos episodios cotidianos que marcaron su vida. Con su experiencia de narrador, logró llevar ante la concurrencia sus primeros años en Ambato, sus infantiles crisis de identidad y los intentos de desentrañar el origen de su literatura. Pero, sobre todo, agradeció la publicación de una obra que ya resultaba impostergable.
Luego, el maestro Gerardo Guevara -acompañado de María Jaramillo, soprano, y de Galo Cárdenas, barítono- interpretó una versión musical del poema El amor desenterrado, pieza que logró inquietar al público, más que por la música, por la fortaleza de los textos.
Para el escritor, apenas un segundo de respiro antes de que la gente se arremolinara a su alrededor en busca de que firmara sus libros.
Solo después de atender a los reclamos de sus lectores, el poeta se levantó y, con la enorme dificultad que implican sus años, subió las escaleras de la ya vacía sala Demetrio Aguilera Malta para unirse a un festejo al que parecía ajeno, a pesar de que su obra era la protagonista.
(YM)
* * *
Los asistentes coinciden en nombrar a Adoum como un referente
Marco Antonio Rodríguez,
Presidente de la CCE
Yo creo que no hay lugar a duda sobre el hecho de que Adoum es el escritor más completo de Hispanoamérica del siglo XX. Llega a la excelencia en todos los géneros literarios: teatro, novela, ensayo o relato. El escritor cubano Fernández Retamar dice que no hay como hablar de cultura latinoamericana prescindiendo de la figura de Jorge Enrique Adoum, un referente de nuestra nación. (PST)
Raúl Serrano Sánchez,
narrador
Es importante que se haya hecho esta edición de un autor que es sin duda un referente clave de la literatura ecuatoriana del siglo XX y no solo del Ecuador sino de América Latina. Lo más importante es la opción que tienen los nuevos lectores, hablo de los jóvenes, que pueden ahora acercarse a dialogar con estos textos que son reveladores de lo que significa el ejercicio de la escritura, y a la vez una obra que da testimonio de lo que ha significado el final de milenio. (PST)
Fabián Guerrero,
poeta
Jorge Enrique Adoum es una de las figuras más altas y emblemáticas de la literatura ecuatoriana e hispanoamericana. Y en este país que tiende al olvido, que se hagan este tipo de homenajes es una manera de recordarnos a los ecuatorianos de nuestras verdaderas posibilidades. Adoum es ciertamente, desde su obra y su ideología, un ejemplo en la historia de la literatura y de la construcción de un país mejor. (PST)
Raúl Vallejo,
ministro de Educación
Creo que la obra de Jorge Enrique Adoum es una obra capital de la literatura del siglo XX, no solo de la ecuatoriana sino de la literatura escrita en lengua española. Adoum es un escritor que todo el tiempo es un ejemplo para los escritores jóvenes y él mismo es un escritor joven en el sentido de que siempre está trabajando y experimentando con la palabra. Sus textos poéticos, narrativos, ensayísticos lo han convertido en un referente estético y ético.
(PST)
in: Hoy online, Quito, 8 de abril de 2006
* * *
Adiós, “Turquito”
Luis Sepúlveda
En agosto de 1977 sentí que no tenía tierra bajo los pies. Había llegado a Lima luego de un accidentado periplo por Argentina, Uruguay, Brasil, Paraguay, nuevamente Argentina, Bolivia, y finalmente Perú. No podía quedarme en ninguna parte, eso era el exilio y, de pronto, en una calle de Lima vi a mi viejo amigo “Chiclayo” Pérez junto a uno de los grandes escritores latinoamericanos: el ecuatoriano Jorge Enrique Adoum.
En cuanto supo que era chileno y de los jodidos, el autor de “Entre Marx y una Mujer Desnuda” me abrazó, y a partir de ese gesto nació una amistad que se prolongó en Quito primero, y luego en los encuentros en París, al amparo de la formidable hospitalidad de Jorge Amado y Zelia, o en los fax desteñidos por el tiempo.
Un día de agosto de 1997, desde un bar limeño, Jorge Enrique Adoum hizo varias llamadas telefónicas al Ecuador solicitando un visado, hasta que un funcionario de Relaciones Exteriores le pidió que, para ahorrar tiempo, le dictara el mismo las características del visado. Al día siguiente la embajada ecuatoriana en Lima me entregaba un salvoconducto absolutamente inusual, sobre todo si era emitido por una dictadura, la del general Rodríguez Lara, “El Bombita”, y que me autorizaba a residir en Ecuador durante todo el tiempo que considerase necesario. Además, aquel documento dictado por Adoum, adornado con varios sellos y firmas, invitaba a las autoridades ecuatorianas a dar todo tipo de facilidades el licenciado Sepúlveda, para el éxito de sus gestiones.
Desde aquel momento, el trato entre el autor de “Los Cuadernos de la Tierra” e “Informe Personal sobre la Situación” fue de Doctor Adoum y Licenciado Sepúlveda, pero en Quito, al calor de unos canelazos éramos El Turquito y Lucho, dos tipos que recorrían las cantinas quiteñas, amanecían entre los puestos multicolores de la Avenida 24 de Mayo, y con lágrimas en los ojos cantaban; yo quiero que a mi me entierren como a mis antepasados, en el vientre oscuro y fresco de una vasija de barro.
En aquellos años, en Quito había una sorprendente cantidad de chilenos, argentinos y uruguayos, según todos, de paso, mientras la oficina de refugiados de Naciones Unidas decidía nuestros destinos. La mayoría estaba en una situación de limbo legal, eran frecuentes los arrestos, la temida policía de migraciones al mando del mayor Jarrín aterrorizaba con sus redadas y, gracias a mi salvoconducto, creo que era uno de los pocos a salvo de ser extraditado. Cada vez que caí en una redada, y fueron varias, presentaba el documento debidamente plastificado, y el “siga no más, licenciado” de los policías me llevaba a telefonear eufórico al Turquito para informarle que el dichoso papel todavía funcionaba.
Cuento esto, porque frente a mi tengo una foto del Turquito, porque mi amigo Jorge Enrique Adoum me hizo repetir muchas veces esta historia, porque lo quiero mucho y con rabia, porque se me fue de la vida y ya está reposando como sus antepasados, en el vientre oscuro y fresco de una vasija de barro.
Lo recuerdo en nuestro último encuentro, hace un par de años en Povoa do Varzim, en Portugal. Viajábamos en el bus de Correntes da Escritas, un hermoso encuentro literario, y El Turquito encandilaba con sus dotes seductoras de muchacho octogenario, con sus chistes soviéticos tan maravillosamente bien contados y que hacían llorar de alegría a Rosa Montero.
Sus ojos de miope ilustre se iluminaban al hablar de Neruda, de sus años como secretario y amigo del poeta. El Turquito tenía por costumbre vivir en nombre de muchos y, así, a la hora serena de compartir un trago bebido con todo el sentimiento posible, bebía sorbitos a la salud de Neruda, de Roque Dalton, de Otto René Castillo, de Javier Heraud, de Paco Urondo, de sus compañeros generacionales caídos en la lucha por la dignidad latinoamericana.
Jorge Enrique Adoum se apuntó a todas las causas justas y se jugó por ellas desde su condición de intelectual lúcido, de novelista de garra, de poeta enorme y de compañero imprescindible.
Pienso en él, miro su foto, y la memoria me lleva hasta el Quito de casas blancas en donde hicimos tantos planes mirando el amanecer andino, o cuando sentados en la parte más alta de El Batán, en la casa de Oswaldo Guayasamín, imaginábamos el fin de las dictaduras y un continente latinoamericano habitados por hombres y mujeres cuyo gentilicio sería la palabra hermanos.
Nos va a faltar el Turquito. Me va a faltar mi amigo y compañero Jorge Enrique Adoum a la hora de seguir soñando, porque entre las muchas cosas que me enseñó está el valor de los sueños compartidos.
Pero él sigue soñando, desde sus libros, y en el vientre oscuro y fresco de una vasija de barro.
lemondediplomatique.cl
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