Jorge Enrique Adoumnato ad Ambato (Ecuador) nel 1926. Ha iniziato gli studi nelle aule di un istituto gesuita, grazie al quale è diventato ateo e antifalangista, e li ha terminati in una scuola pubblica dove “trovare il marxismo e la psicoanalisi è stato come acquisire le due chiavi che hanno aperto le porte del mondo”. Studia Filosofia, Lettere, Giurisprudenza, all’Universidad Central dell’Ecuador prima e poi all’Universidad di Santiago del Cile. Nel 1944 entra a far parte di «Madrugada», movimento che segna una svolta nella storia della poesia ecuadoriana, accogliendo le innovazioni delle prime e delle seconde avanguardie e proclamandosi politicamente di sinistra. Tra il 1945 e il 1947, durante il suo soggiorno in Cile, lavora come segretario personale di Pablo Neruda nella cui casa incontra tra gli altri scrittori, Rafael Alberti, Nicolás Guillén, Miguel Ángel Asturias. Con Neruda mantenne “un’amicizia invariabile e intermittente che durò dal 1945 al 1971, anno in cui lo salutai, a Parigi, senza sapere che non l’avrei più rivisto.”
Espulso dal Cile, Paese a cui doveva tanto, tornò nel suo Ecuador “umiliato e povero”, nel gennaio del 1948, e dopo essere stato insegnante di letteratura, direttore delle edizioni della Casa de la Cultura Ecuatoriana e Direttore Nazionale della Cultura del Ministero dell’Educazione,
nel 1963 viaggiò in Egitto, India, Giappone e Israele nell’ambito di un programma Unesco. Proprio in Israele – ultima destinazione di quella missione – apprese via radio che i militari avevano organizzato un colpo di Stato in Ecuador “Sono rimasto lì, allora, come dice un detto popolare ecuadoriano, come un cane in canoa” dove non poté tornare e dovette rimanere in Francia come insegnante di spagnolo in un liceo vicino a Le Havre. Tornato a Parigi, lavorò fino al 1968 come giornalista presso la Radiotelevisione francese e come lettore presso la casa editrice Gallimard. “Il maggio ‘68 è stato fino ad oggi l’unico evento storico a cui ho partecipato o almeno assistito (quando è scoppiata la guerra civile spagnola ero molto giovane; la rivoluzione cinese non ci riguardava, forse perché era cinese, forse perché era lontana; le belle “marachelle” cubane ci hanno colto di sorpresa; per il Vietnam ero troppo vecchio e, in ogni caso, non ci è stato chiesto aiuto). Era l’unico movimento in cui la poesia era coinvolta e in cui si lottava contro la stupidità”.
Dal 1964 al 1966 ha vissuto a Pechino, lavorando per la New China News Agency. Dal 1969 al 1986 è stato funzionario delle Nazioni Unite a Ginevra e dell’Unesco a Parigi. Nel 1987, tornato in Ecuador, ha ricoperto molti incarichi nel settore della cultura, fra cui direttore editoriale della Casa della Cultura Ecuadoriana. “Ho l’impressione che la patria, da lontano, fosse come un’amante con la quale ho avuto relazioni appassionate che mi hanno portato a rifiutarla e a riconciliarmi con lei; e che da vicino, nonostante la volgarità dell’immagine, sia come la madre che non smettiamo di vedere a volte brutta, sempre povera, generalmente ingiusta, solo perché le vogliamo bene. Ma fin da quando ero adolescente, ho rivendicato il diritto di criticarla, proprio perché è umana.”
Il 3 luglio 2009 si è spento a Quito, in Ecuador.
Nel corso della sua carriera letteraria ha scritto poesie, opere teatrali, romanzi, racconti, saggi, giornalismo, saggistica, critiche letterarie e antologie durante i suoi soggiorni in vari paesi del mondo e nel suo paese d’origine. A Parigi entra in quella grande comunità latinoamericana di scrittori, intellettuali, rifugiati, esiliati e fa parte del comitato di redazione del Corriere dell’Unesco fino al 1987; traduce inoltre in spagnolo opere di autori di diversi Paesi e collabora con riviste e giornali in Ecuador e all’estero.
Le sue prime raccolte, Ecuador amargo (1949) e Los cuadernos de la tierra (1952-62), riecheggiano le metafore telluriche di Neruda e il clima del Canto GeneraCurriculum mortis (1968) e in Prepoemas en postespañol (1979) si definisce il suo particolare linguaggio e i suoi modi specifici di manipolazione e ricostruzione dei vocaboli. I suoi non sono mai semplici giochi di parole (spesso difficilmente traducibili), ma una forma di ribellione e di contestazione di ciò che chiama “subdemocracias cuarteleras” (sottodemocrazie da caserma). Nel 1952 viene insignito col Premio Nazionale di Poesia, e nel 1960 riceve a Cuba il prestigioso premio Casa de las Américas.
Il suo romanzo Entre Marx y una mujer desnuda (1976), è probabilmente il migliore esempio di romanzo sperimentale in Ispanoamerica dopo Rayuela di Julio Cortázar. Come Rayuela, il romanzo di Adoum si costruisce sotto gli occhi del lettore e con la partecipazione del lettore stesso. Dal romanzo è stato tratto da Camilo Luzuriaga un bellissimo film dal titolo omonimo.
Adoum è anche autore di teatro (El sol bajo las patas de los caballos, 1976), e di una interessante, acuta e talvolta pungente opera critica.
Nel 1997, in occasione della commemorazione (30 anni) della morte di Guevara, è stato invitato a Cuba a Casa de las Americas a tenere un discorso. In quell’occasione ha scritto e letto uno struggente e bellissimo poema dal titolo Che: fugacità della sua morte.
È tornato alla poesia con lo straordinario El amor desenterrado, ispirato allo sconvolgente ritrovamento di una coppia di amanti del periodo paleo-indio in Ecuador.
Le sue opere sono tradotte e pubblicate in molti paesi e inserite in innumerevoli antologie.
Agli inizi del nuovo secolo ha pubblicato, prima a Cuba e poi in Ecuador, De cerca y de memoria: Lecturas, autores, lugares, un libro di ricordi di scrittori e artisti dell’America Latina e dell’Europa.
Ha tradotto in spagnolo la poesia di T. S. Eliot, Langston Hughes, Jacques Prévert, Yannis Ritsos, Vinícius de Moraes, Nâzim Hikmet, Fernando Pessoa, Joseph Brodskij e Seamus Heaney.
Nel 2008 è stata pubblicata la raccolta delle sue opere poetiche nel volume Jorge Enrique Adoum, Poesía hasta hoy (1949-2008), Ediciones Archipiélago, Quito, Ecuador.
Dal 1998 al 2009 è stato uno dei poeti protagonisti dei progetti di Casa della poesia (Baronissi, Napoli, Salerno, Trieste, Pistoia, Vilenica, Roma, Amalfi, L’Aquila).
Nel 2010 è stato realizzato il film biografico Jorgenrique dal regista ecuadoriano Pocho Álvarez.