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04/04/2011

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Clara Janés
Clara Janés, nata a Barcellona nel 1940, vive in questa città fino agli anni Sessanta; si trasferisce prima a Pamplona, dove termina gli studi universitari, e poi a Madrid, dove risiede dal 1964. La sua presenza nella capitale spagnola è spesso interrotta da numerosi viaggi alla riscoperta di luoghi e personaggi legati al suo mondo poetico.
Autrice di romanzi, nonché di saggi e di traduzioni, per le quali si è guadagnata il prestigioso Premio Nacional de Traducción nel 1997, scrisse le sue prime poesie negli Anni Sessanta in un periodo di inquietudine esistenziale, come emerge dalla raccolta Las estrellas vencidas (1964) e Límite humano (1973) ove enuclea un tema che l’accompagnerà in tutta la sua opera: il desiderio di oltrepassare la materialità e raggiungere spazi di assoluto.
Un momento importante della formazione poetica della Janés fu il suo incontro con il poeta Vladimir Holan, vissuto a Praga nell’isola di Kampa, che risvegliò in lei un nuovo filone poetico, quello visionario e notturno, riscontrabile in Libro de alienaciones / Libro di alienazioni (1980). A questo poeta dedicherà Kampa (1986), inno all’amore e al medesimo tempo resurrezione vitale.
A partire dalle raccolte Eros (1981), Vivir (1983) viene spesso definita come intensa poetessa dell’amore, che canta in momenti diversi: il desiderio dell’incontro, l’estasi dell’unione, il dolore per l’assenza (Thanatos). Il sentimento amoroso si trasforma in ricerca di una comunione quasi mistica con il cosmo, attraverso la contemplazione delle strutture insite nella materia, in Fósiles (1987) e Lapidario (1988). Opere in versi e in prosa si arricchiscono poi di riferimenti a motivi della mistica islamica; nel romanzo Los caballos del sueño (1989) riprende il concetto fondamentale dell’erotica sufica secondo il quale l’amata può vivere solo nell’immaginazione dell’amato. Questo tema è centrale nella raccolta il Diván del ópalo de fuego (o la leyenda de Layla y Machnún) / Canzoniere dell’opale di fuoco (o leggenda di Layla e Machnún, 1996), che riprende un racconto folclorico persiano già rielaborato da poeta platonizzante turco Fûzûli. Anche Hacia el alba (1992), un omaggio al grande poeta rinascimentale spagnolo Giovanni della Croce, si inserisce nel filone mistico della poesia janesiano in cui troviamo anche Rosas de fuego / Rose di fuoco (1996).
La costruzione dell’immaginario janesiano si sviluppa attorno alcune dicotomie: “essere / esistere”, la cui differenza è segnata dal passaggio del tempo, dalla caducità della materia, “eros / agape”, “luce / tenebre”, “leggerezza / gravità”; opposti in continua tensione che Janés rappresenta con linguaggi diversi nella sua lunga ed esemplare attività poetica.
A questo proposito è interessante scoprire come negli anni abbia saputo rappresentare proteiformemente il concetto di “corporeità”, legato, fin dalla cultura classica, al tema del “tempus fugit”. Il corpo, in quanto materia che impedisce di andar oltre la temporalità, è negato in Límite humano; è invece accettato gioiosamente in Creciente fértil (1989), che attraverso immagini mitologiche del Medio Oriente, ci restituisce forme di vita ancestrale, rappresentanti le dinamiche interiori dell’io femminile, come “doppi” che ne prefigurano la complessa identità. Il momento più alto di questo processo di autoriconoscimento è il tentativo di superare la dicotomia eros-agape attraverso l'esaltazione della corporeità trasformata in forma e bellezza eterna nella raccolta Arcángel de sombra (1999), ove l’umana sembianza si trasfigura nella “corporeità sottile dell’angelo”, potente immagine della mistica islamica che prefigura l’ascesa al paradiso.
Il linguaggio janesiano si presenta molto ampio grazie all’abilità della poetessa di rinnovarlo ed elaborarlo attraverso l’incorporazione di lessemi, metafore tratte da diversi campi del sapere, da quello mitologico, alchemico, fino a quello delle scienze moderne, presente soprattutto negli ultimi libri (La indetenible quietud, 1999, Paralajes e Los secretos del bosque, 2002). Clara è convinta del fatto che la parola poetica porta al di là dell’aspetto fenomenico, all’essenza vera del mondo, a qualcosa di sacro, fuori dal tempo; in questa quête ripercorre itinerari mistici che si intrecciano con quelli alchemici. La sua maniera di costruire le poesie è paragonabile al lavoro dell’alchimista, e se l’alchimista cerca l’eterno attraverso le trasformazioni della materia, il poeta cerca un aldilà attraverso le trasformazioni di sensazioni/immagini quotidiane (visive, sonore... verbali) in sensazioni/immagini assolute legate a un mondo ideale, atemporale, che si può rappresentare solo attraverso acuti giochi dell’ingegno.

Mariarosa Scaramuzza Vidoni
Clara Janés figlia del famoso editore e poeta Josep Janés è nata nel 1940 a Barcellona, dove ha studiato Lettere e Filosofia. È anche Maitre en lettres, all’Università di Parigi IV Sorbona, in Letteratura comparata. Coltiva la poesia, il romanzo, la biografia e il saggio e si distingue come traduttrice, soprattutto dalla lingua ceca e dell’opera poetica di Vladimír Holan e Jaroslav Seifert. Ha tradotto in spagnolo anche Marguerite Duras, Nathalie Sarraute, Katherine Mansfield e...