Miti
Autore simbolo della Beat Generation, a soli 23 anni organizzò il reading più famoso di quella stagione
McClure: «La poesia è rivoluzione»
Con il suo aiuto fu tradotto «L' urlo» di Ginsberg.
Ferlinghetti s' era rifiutato
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Come vorrei esserci anch' io oggi, a Salerno, per festeggiare Michael McClure. L' ho conosciuto nell' agosto 1962 a San Francisco e da allora siamo rimasti grandi amici. Mi aiutava senza fine nella traduzione di Howl (Lawrence Ferlinghetti non aveva voluto farlo, dicendomi che la poesia non l' aveva scritta lui) e quasi ogni sera, con la sua dolcissima Joanna, mi portava in giro per San Francisco a vedere i locali frequentati da lui e da Ginsberg ai tempi del famoso reading al Six Gallery del 1955. Viveva con Joanna da sette anni, o forse più, nella loro bella casa elegante di Hight Ashbury Street (la strada che pochi mesi dopo sarebbe diventata il centro sociale degli hippies). Joanna era passata sorridente attraverso tutte le accuse di oscenità mosse al marito ripetute a ogni pubblicazione e incominciate con l' ode all' amore sessuale che concludeva il volume Dark Brown, uscito in quei giorni nel 1961 e che Jack Kerouac avrebbe definito «the most fantastic poem in America». Alla censura importava poco che McClure si rifacesse a Blake e a Milton, a Baudelaire e a Shelley, a Rimbaud e via via a tutti i poeti e ai pensatori che avevano fatto leva sull' intuizione (l' unico mezzo, secondo McClure, di scorgere la realtà fuori delle scorie filosofiche o religiose): della sua intuizione, della sua sensibilità, della sua visione, della sua immaginazione, alla censura non importava niente. Se la censura ne avesse conosciuto il significato le sarebbe importato delle sue poesie tantriche, del suo shakti yoga; ma la censura trovava più facile attaccarsi ai suoi saggi (ne sarebbe uscita una raccolta nel 1964, intitolata Meat Science Essays dove McClure avrebbe studiato tra l' altro le origini della parola tabù «fuck»). Michael è nato nel Kansas, ma aveva passato la maggior parte dell' infanzia nei boschi della California. Aveva cominciato a fumare marijuana a sedici anni nel Kansas dove era tornato a vivere dal patrigno con gli ultimi be-boopers; i «Roaring Forties» del secondo dopoguerra li aveva vissuti a Wichita, una città molto wild, molto swinging, immortalata poi da Ginsberg in una sua lunga poesia. Michael frequentava il college più che altro per evitare il richiamo alle armi e lo aveva abbandonato all' improvviso quando la polizia aveva trovato una quarantina di chili di marijuana nascosti sotto il letto del suo compagno di camera. Allora era andato a stabilirsi a Tucson in Arizona, dove aveva conosciuto Joanna, se ne era innamorato e aveva cercato di convincerla ad andare via con lui. Appena sposati si erano stabiliti a San Francisco, dove Michael aveva trovato il clima ideale per le sue inquietudini di poeta: erano gli anni della rinascita poetica della città e quando il pittore Wally Hedrich aveva invitato Kenneth Rexroth a organizzare un reading alla Six Gallery, Rexroth aveva passato l' incarico al 23enne Michael McClure. Era nato così il reading del 13 ottobre 1955, Michael aveva letto le prime sei poesie dei suoi Hymns. Quella sera Ginsberg aveva letto per la prima volta Howl, Philip Whalen, Philip Lamantia e Gary Snyder alcune poesie (era stata la sera in cui Ferlinghetti aveva mandato a Ginsberg il telegramma ricalcato su quello di Ralph Emerson a Walt Whitman quando era uscito Foglie d' erba («Ti saluto all' inizio di una lunga carriera»). Poi Michael aveva cominciato a fare gli esperimenti con il peyote. Era entrato nella marina mercantile facendo un giro nel Pacifico e al ritorno era andato a lavorare come amministratore in una palestra, per poco perché presto gli avevano dato un incarico in una università. Le esperienze con il peyote lo avevano gettato in quella che Michael continuava a definire una «dark night of the soul»: anche quando il peyote non lo prendeva viveva negli stati prodotti dalla droga. Ma Joanna lo aveva «tirato fuori». Quando lo avevo conosciuto, in quel 1962, era appena ritornato da un viaggio in Messico per conto dell' Istituto di ricerca Psicologica di Berkeley. Era stato mandato nelle foreste delle montagne messicane di Oaxaca per girare un film sui riti religiosi degli Indiani Mazatec. Di queste esperienze erano al corrente gli intellettuali che lo avevano scelto (insieme a Truman Capote, William Faulkner, Kenneth Rexroth e altri) fra i cento scrittori americani esaminati nel corso di un' inchiesta, di quelle strane inchieste americane per «giudicare la creatività». Da anni Michael McClure cercava di divulgare un linguaggio fatto di suoni naturali, di liberazione, di sesso, di lamento, di gioia: lo chiamava il «linguaggio-bestia». Il primo esperimento lo aveva fatto nel 1960 nella commedia The Feast; e da allora aveva continuato nella commedia The Mamals e nelle 99 poesie dei Ghost Tantras, uscite nel 1964. Certo questa lingua era incomprensibile senza conoscere l' idea di McClure secondo la quale gli uomini sono come bestie e dunque devono parlare in una loro lingua da uomini-bestie, più fluida di quella normale; perché il corpo e lo spirito sono indivisibili e la poesia è scritta da uno spirito libero, vero, non regolamentabile, attraverso l' esperienza del corpo. Non c' è mammifero che non abbia spirito: la balena ha uno spirito più grande di noi, dice McClure; e le sovrastrutture che le convenzioni impongono allo spirito non fanno che ridicolizzarlo, come i vestiti ridicolizzano gli uomini (McClure non ha dimenticato l' idea di Carlyle, secondo la quale gli uomini dovrebbero andare nudi invece di ingoffarsi negli abiti). Dopo tanto parlare delle cause che impediscono la libertà dello spirito, dall' inconscio alla repressione ai preconcetti, McClure ha cercato di risolvere piuttosto gli effetti di quelle cause; e ha creduto di risolverli in un equilibrio tra l' abbandono all' individualismo e la schiavitù alle pressioni sociali. La prima volta che ha cercato di spiegare il suo linguaggio era stato nel saggio n Kappa. Per spiegarlo meglio McClure ha scritto il saggio Phi Upsilo in cui ha detto tra l' altro: «Sentivo ciò che gli uomini, quando conoscevano la terra, il vento e il gelido mare ribollente, traevano dall' aria e la luce e le bestie intorno a loro, e avevo cercato di sentire le cose nominate nella loro lingua». L' estrema conseguenza della teoria di McClure aveva preso forma spettacolare nel 1964: quando si era fatto fotografare per la copertina dei Ghost Tantras. Era stato Robert LaVigne a fargli il make-up, e aveva impiegato quattro ore a camuffarlo da leone. Poi era venuto da Los Angeles il fotografo Fallace Barman e lo aveva fotografato nudo col corpo d' uomo e la testa di leone. La foto della testa era stata usata per la copertina del libro e la foto completa era stata usata per l' annuncio di un reading del poeta, che aveva avuto luogo nel maggio 1965; e sotto la foto McClure aveva pubblicato un breve testo che iniziava così: «La poesia è una rivoluzione per il corpo-spirito e l' intelletto e l' orecchio...» e la cui conclusione era: «Credo nella libertà, nella bellezza, nella liberazione, nella creazione che è nella mia anima e nell' aiutare gli altri a raggiungere la loro mediante la poesia». Naturalmente la polizia aveva bloccato il reading perché la spedizione degli annunci era stata considerata un «oltraggio alle poste». In quest' atmosfera di individualismo romantico si muoveva Michael McClure, tra una dimostrazione pacifista e l' altra. Quando gli intellettuali della California si erano trovati per una volta tutti d' accordo nel prendere posizione contro i massacri in Vietnam, aveva pubblicato un volumetto di versi intitolato Grano avvelenato, in cui diceva tra l' altro: «Il comunismo non servirà!/ Il comunismo non creerà cibo nelle quantità/ necessarie alla sopravvivenza umana./ Il capitalismo è un fallimento!/ Crea sovrappopolazione, schiavitù,/ e fame./ Nella Russia Sovietica, nella Cina Russa, o nell' imperialista/ Inghilterra o Francia, o nei capitalistici Stati Uniti,/ non sono responsabile per i delitti/ fascisti o totalitari/ che sono imbiancati/ sotto il titolo Storia Moderna!/ Sono innocente e libero/ sono un mammifero».
<B>Fernanda Pivano</B>
Articolo scritto da Fernanda Pivano, sul Corriere della sera, in occasione della venuta di McClure a Casa della poesia.
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Pagina 36 (11 giugno 2008) - Corriere della Sera