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04/04/2011
Un fiume di poesie contro la guerra
04/12/2001 Michele Fumagallo il manifesto

Alla tre giorni di Baronissi incontri con gli studenti, reading e telefonate radicali Tre giorni di poesia contro la guerra è cosa quanto mai disintossicante di questi tempi. E' l'ultimo evento messo in piedi, dal 30 novembre al 2 dicembre, da Multimedia/Casa della Poesia di Baronissi (Sa), la struttura e casa editrice che ha come idea di fondo, quella di favorire l'incontro di poeti di paesi, culture e religioni diverse. "In questo momento storico così importante - dice Sergio Iagulli, animatore della struttura - ci è sembrato bene portare il nostro granello di sabbia dalla parte giusta della bilancia. Perché la Casa della Poesia non accetta di essere un luogo neutro dove ci si occupa solo di letteratura. E perché, in un momento in cui sono ancora le bombe, gli aerei da guerra, i missili, a volare, ci sembra una sorta di miracolo che ci sia ancora gente disposta a far volare le proprie parole, i propri versi". L'iniziativa, che è stata animata dai recital di undici poeti di varie nazionalità, non poteva che partire dal ricordo commosso di Martin Matz, grande esponente della jazz poetry da poco deceduto, che ha partecipato in passato a molti degli incontri di Multimedia. Sono stati due suoi grandi amici, il poeta americano Jack Hirschman e la poetessa anglo-svedese Agneta Falk, a dedicargli due poemi la sera dell'inaugurazione del reading. Molto intense le poesie della cilena Carmen Yanez (Difendo/il parlare d'amore/sebbene non sia il momento adatto/e sembri assurdo), del serbo croato Sinan Gudzevic, dell'haitiano Louis Philippe Dalembert, del bosniaco Izet Sarajlic, voce straordinaria dell'assedio di Sarajevo ("La Sarajevo degli amanti non si arrende") che ha ricevuto il premio Moravia per la sua ultima raccolta Qualcuno ha suonato, degli spagnoli Eloy José Santos e Juan Vicente Piqueras, del bosniaco-sloveno Josip Osti ("Questa non è la mia guerra/come non è mia nessuna guerra"), dell'italiano Giancarlo Cavallo ("Tutto è rimasto come prima/è cambiata solo la guerra/ora è giusta, pacifica, umana..."), di Agneta Falk ("Canto/il tuo coraggio/Fatima/son donne come te.../che saranno indistruttibili"). Ma è stato l'incontro dei poeti con gli studenti delle scuole superiori a risultare l'evento clou della tre giorni. Al quesito dell'incontro, "Può la poesia salvare il mondo?", ovviamente tutti hanno risposto che la poesia non può e non si pone questo problema. Ma è stato interessante lo sviluppo del dibattito con gli intrecci tra le varie esperienze, storiche e di vita dei poeti, a creare un vero e proprio evento. "Non siamo noi, i poeti, ad essere contro la guerra, è la guerra ad essere da sempre contro i poeti" ha attaccato con la consueta passione Izet Sarajlic. E Juan Vicente Piqueras ha auspicato che la poesia si opponga alla mistificazione del linguaggio: "Ho spento il televisore perché non sopportavo questo bombardamento di bugie". Jack Hirschman, dopo aver letto il suo arcano (poesia lunga) sulle Twin Towers, ha ricordato che "la prossima internazionale sarà la razza umana". Il marocchino Mohammed Bennis si è soffermato sul valore delle differenze culturali e sui pericoli dei due opposti fondamentalismi: "A Casablanca, nella casa della poesia che abbiamo messo in piedi, il nostro lavoro è tutto dentro l'incontro tra le diverse culture". E se Josip Osti, partendo dalla sua esperienza, ha messo in guardia sulla catastrofe a cui porta l'odio interrazziale, Agneta Falk mette il dito su una piaga antica: "Quest'ultima guerra è la conseguenza di molti anni di odio. Esiste questa incredibile distanza tra i popoli e nulla servirà a nulla se non colmiamo questo fossato di ineguaglianza". Da segnalare anche due simpatiche e radicali telefonate di Lawrence Ferlinghetti, il leggendario poeta ed editore della beat-genera|tion, e di Luis Sepulveda. Michele Fumagallo