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04/04/2011
Cardo
Per Janis Ritzos
Cardo diciamo e pensiamo pungiglione,
il cardo sotto la pelle, nello stomaco,
il cardo negli occhi.
Il cardo di argento.
Nato dalla pietra, dalla terra come tabacco, vento secco,
Senza voce, uomini.
Conosco la gente che ha il ventenne
cardo a casa, impolverato, grigio
come parole ormai senza senso.
I muli e gli asini mangiano il cardo.
Quando gli asini mangiano il cardo forse sono anche felici.
Gli asini masticano il cardo a lungo.
Mentre mangiano il cardo gli asini non fanno null'altro.
Io sento il cardo come il fiore più audace,
la bellezza intelligente; quest'ultima non si cura
di nulla tranne di sé stessa;
morta è più pericolosa.
Da Calambaca, su un colle secco rosso
trovai il cardo come l'unica pianta
il suo stile portava il muschio di argento,
i fioretti blu come le nuvole, dal cuore bianco,
le lingue della fioritura con i fili rossi
si muovevano al sole,
e il sole tremava per le foglie,
niente gelo, niente dimissione, niente preoccupazione.
Io santificherei il cardo.
Sinan Gudžević