a Izet Sarajlić
Su una foto
siamo seduti nel campo mietuto
una mano l’hai posta sul mio ginocchio
ridi, fumi
Su un’altra
Adam ha posto le sue due mani sulle nostre spalle
accanto a noi c’è Giacomo. Davanti a noi sul prato fiorito
grandi come teste sopravvissute
del monumento partigiano
Il sole di ottobre all’imbrunire
sta obliquamente e fa sprofondare il tutto
che ci circonda nel buio
è il quarantesimo anniversario
della liberazione dal fascismo
Che il mondo dopo aver spento la luce
ci dimenticherà, lo sappiamo
ma noi siamo partigiani
e ci capita ancora
di intonare la canzone partigiana
O Bella Ciao e dimenticare: Cosa
è stato domani che succederà ieri.
Prendi Vladimir, tuo nipote
apri la finestra e lo porti a
passeggiare con gli occhi
Sotto il sole, sotto la pioggia e la neve
di Sarajevo. Allontani la riga dalla morte
ti voglio bene, mi sei del tutto estraneo
Suono sempre per te, sempre
contro la morte
für Izet Sarajlić
Auf einem Foto
sitzen wir auf abgeernteten Feld
du hast deine Hand über mein Knie gehängt
lachst, rauchst
Auf einem anderen hat Adam
seine Arme auf unsere Schultern gelegt
daneben Giacomo. Vor uns in der Blumenwiese
überlebensgroβ die weiβen Köpfe
des Partisanendenkmals
Die Oktoberabendsonne
steht schräg und taucht alles
un uns ins Dunkel
es ist der 40. Jahrestag
der Befreiung vom Faschismus
Dass die Welt uns nach dem Verlöschen
der Lichter vergisst, wissen wir
aber wir sind Partisanen
wir können immer noch das Lied
der Partisanen anstimmen
Bella Ciao und vergessen: Was
morgen war, wird gestern geschehen sein.
Du nimmst Wladimir, deinen Enkel
Öffnest das Fenster und führst ihn
Mit den Augen spazieren
An der Sonne, im Regen und Schnee
von Sarajevo. Läufst die Zeile vorm Tod ab
gehst ihm an der Hand
ich liebe dich, du bist mir ganz fremd
Immer läute ich dich, immer
gegen den Tod