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04/04/2011

Sento la mia voce nel frastuono...

Sento la mia voce nel frastuono... I hear myself in the loudness...
Sento la mia voce nel frastuono
d’onde prepotenti, tu
nel tranquillo ritiro, i se e i ma
dei sospiri sconfitti, lo strappo
che mi lascia dove sono.
Non avrà mai fine. Suono
del mare - il mare di Saffo ancora -
i sì e i no degli innamorati.
Nell’entroterra, sognai di udire
nuovamente le onde ma qui
con il mare nelle orecchie, la vista del rosso
dei giubbotti di salvataggio, del blu
di uno scafo e delle vele, rammento
nel sì e no del mio stesso sangue
solo l’andare avanti e indietro del nostro eterno
oscillare - il mio letto una spiaggia, tu dicevi.
Tutto quello che dissi su di te
era vero ; ma la verità
con quel tono di voce e quell’accento
non serve a niente. Ma come potevamo evitare
d’avere amato troppo in altri luoghi
e non parlo d’altri amanti
ma di patrie, d’altre culture
che trascinano oceani nella loro scia ?
I hear myself in the loudness
of overbearing waves, you
in the soft retreat, if-and-but
of defeated sighs, the tug
that gets me nowhere.
It’ll never end. Sound
of the sea – still Sappho’s sea –
the yes-and-no of lovers.
Inland, I dreamt of hearing
waves again but here
sea in my ears, wacthing reds
of life-jackets, blues
of a hull and sails, recapture
in the yes-and-no of my own blood
only the to-and-fro of our endless
drift – my bed a beach, you said.
Everything I ever said about you
was true; but trueness
in that tone and at that pitch
never helps. How could we help
having loved elsewhere too much
and I don’t mean other lovers
but homelands, other cultures
pulling oceans in their wake?
Eleonora Chiavetta