Il treno corre
dentro la valle.
Attraversa una giornata
splendida e duratura.
Al cellulare
mi racconti
dei tuoi piani
per noi due,
ed io ti ascolto
mentre guardo dal finestrino
il paesaggio:
i riflessi sul fiume,
i cipressi,
i casolari distanti.
Buio.
Un colpo.
Una galleria.
La tua voce scompare
dal palmo della mia mano.
Fuori dal vetro
il nero assoluto.
Il nulla.
Guardo dentro la carrozza
per la prima volta.
Sono solo.
Come mai?
Poco fa,
credo di ricordarmi,
c’erano altri.
Quando sono scesi?
Dove sono andati
tutti?
Cerco in fretta
di rifare il numero
ma ormai non c’è campo.
Quando tornerà?
Fuori dal treno
dalle tenebre
viene un rumore
assordante
di ferro che taglia l’aria,
di aria che taglia roccia.
Dentro il mio vagone
le luci balenano
e poi si spengono.
Ora ci sono io
e quel ruggito nel buio.
Dentro il mio corpo
gli organi faticano.
I treni
quando penetrano la montagna
spariscono per sempre.
I treni
quando perdono i freni
non si levano in volo.