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04/04/2011

18/05/2007 Ferlinghetti e Hirschman, la poesia che conquista i conquistatori Rassegna Stampa

Ferlinghetti e Hirschman, la poesia che conquista i conquistatori
18/05/2007 Marcello Napoli Il Mattino

Memorabile! Una serata memorabile, mercoledì sera presso l'auditorium di Salerno Energia a Torrione Alto. I poeti innanzitutto: Lawrence Ferlinghetti, classe 1919, sopravvissuto alla sbarco in Normandia e ai suoi ideali di pace, libertà, uguaglianza; li ricordiamo bene? «Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo»; l'eco montaliana, ma il poeta ha il dovere di intervenire e di coniugare il realismo e l'utopia. Jack Hirschman, classe 1933, radici culturali e politiche simili, in un primo periodo, a quelle dell'amico Lawrence, la "Beat generation", poi la propria strada, "on the road", per dar voce ai senza voce, ai poveri, agli emarginati, ai senza patria. Nessun orpello, ma un'atmosfera satura di impegno e condivisione, così che oltre 300 persone hanno fatto da unico coro, da testimoni e non spettatori di un evento dell'anima; questa è la magia della poesia, di questa poesia non retorica, cantata non recitata ad effetto o a comando. Di sfondo il piano di Gaspare Di Lieto, un jazz raffinato e soft; poi l'inno americano al rallentatore e un cinguettìo che rimandava a madre natura. «Siamo governati solo da persone ben vestite…», maschere sopra ad altre maschere, ma il vero volto e sentimenti delle persone e i veri problemi? «I have a dream!», gridava Martin Luther King; e noi lo abbiamo un sogno, un ideale, si saranno chiesti in molti ieri sera? (E dove era tutta la pletora di politici e arringatori che manco se li ricordano J.F.Kennedy o M.L.King? Unica nota lieta, la presenza di Ferdinando Argentino, presidente di Salerno Energia) «Puoi conquistare i conquistatori con la poesia»; è un verso di Ferlinghetti, ma dà voce a decine di poeti impegnati nel mondo, a decine di voci ingabbiate, inibite, martoriate a volte. Chi più di lui, reduce e sopravvissuto al fuoco e alla strage (utile?) del D-Day in Normandia, può parlarci di pace, di vita, di sopravvivenza del pianeta? Ne ha facoltà, al contrario di molti, per quegli occhi che hanno accolto in uno sguardo 300 fedeli, per le centinaia di migliaia di persone conosciute e incontrate in oltre 50 anni di letture poetiche e pubblicazioni. «Non sono il padre della Beat Generation! Semmai sono l'editore!», così ha esordito tra un sottofondo ammirato di "Oooh!", Ferlinghetti in perfetto italiano e ha aggiunto sorridendo: «Mio padre era di Brescia!». Una storia nella storia quella della pubblicazione del primo libro di Allen Ginsberg, con Jack Kerouac i veri padri della beat generation; il nomadismo, il rifiuto dell'opulenza americana, la ricerca di nuove dimensioni visionarie e il tentativo di creare una prosa spontanea, sul modello della libera improvvisazione nel jazz. Lo leggevamo alla Libreria Cooperativa Magazzino in via Da Procida negli anni Settanta, Ferlinghetti era «visibile e lontano come gli astri»; solo ieri era qui con noi fratello in ideali e …quasi connazionale! «Se vuoi essere poeta sii reporter dello spazio», ma in questo spazio venga a galla la potenza del sogno, del desiderio, della convivenza, della pace non sventolata e non armata o minacciata. Risuonavano nell'Auditorium di Salerno Energia, stipato all'inverosimile gli echi di poesie conosciute, veri e propri manifesti della rivoluzione di fine anni Sessanta: "Tyrannus Nix", inno populista che ha per oggetto Richard Nixon e "We are now? - Chi siamo ora?", un leit motiv che dovrebbe sempre ispirare la poesia impegnata contemporanea. E, ancora, in un duetto virtuale con l'amico Jack (Hirschman) in più d'uno si è accolta l'invocazione pacata diretta a far emergere la forza e bellezza della natura, l'ironia con cui essere sulla cresta dello Tzunami del quotidiano per bucare la beffardìa surreale di una democrazia, per pochi, e una libertà per gli stessi: pochi. Molti invece i giovani, tra volti noti e meno noti, tra un senso di rassegnazione per i mancati obiettivi di certi ideali e una spinta a rianimarli: «We have a dream!»

Marcello Napoli