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04/04/2011

09/09/2002 NAPOLIPOESIA A CASTELNUOVO

NAPOLIPOESIA A CASTELNUOVO
09/09/2002 Fabrizio Coscia Il Mattino

NAPOLIPOESIA A CASTELNUOVO Fabrizio Coscia Napoli torna capitale della poesia. Da venerdì a domenica a Castel Nuovo, con la terza edizione di «Napolipoesia. Incontri internazionali», le voci del (e dal) mondo ritornano protagoniste. La formula è quella - ormai collaudata e vincente - di ridurre al minimo tutto ciò che si frappone tra l’evento (il reading) e chi ascolta, favorendo il contatto diretto, quasi fisico, tra poeta e pubblico. Più che un festival di poesia, dunque, una festa, dove Sud e Nord del mondo, religioni, etnie e idiomi diversi si uniscono in una feconda torre di Babele. «Ancora una volta atterreranno a Napoli i migratori della parola - dice Sergio Iagulli, direttore di Multimedia edizioni/Casa della poesia e anima della manifestazione - e l’incantesimo, almeno per tre giorni, potrà essere rinnovato: la poesia potrà tornare a dirci che la diversità è ricchezza, che il cambiamento è possibile, anzi indispensabile per impedire che l’offesa fatta al mondo si ritorca contro tutti noi». E certo non passerà inosservata la coincidenza delle date: a ridosso del primo anniversario della tragedia dell’11 settembre, «Napolipoesia» sarà anche (perché no) l’occasione per rilanciare una proposta di dialogo tra mondi e civiltà diverse. Non a caso la manifestazione sarà dedicata al poeta bosniaco Izet Sarajlic, straordinario protagonista delle passate edizioni di Napolipoesia, scomparso nella sua martoriata Sarajevo nel maggio di quest’anno. «La presenza di questi poeti a Napoli - ha detto Rachele Furfaro, assessore comunale alla Cultura, presentando la manifestazione - che con i loro versi e loro lingue diverse sapranno ricordarci anche quei conflitti che ancora nel terzo millennio dominano la cronaca di tutti i giorni, consentirà di immaginare per il nostro territorio un futuro da protagonista nello sviluppo dell’incontro tra i popoli». Molte le novità e i nomi di punta di quest’anno, per una manifestazione che ormai è diventata un punto fermo nelle programmazioni culturali della città: oltre alle conferme come Jack Hirschmann e Agneta Falk, Mariano Bàino e Louis-Philippe Dalembert, voci prestigiose come Michel Deguy e Tony Harrison, Giancarlo Majorino e Jorge Enrique Adoum, e ancora la libanese Etel Adnan e l’anglo-iraniana Mimi Khalvati, la canadese Susan McMaster e i nostri Michele Sovente ed Erri De Luca, i nativi americani Lance Henson e Carter Revard, l’ungherese Endre Szkàrosi e lo sloveno Tomazž Salamun. Infine - la vera sorpresa di quest’anno - con la moglie Carmen Yáñez, poetessa già nota al pubblico partenopeo - ci sarà anche Luis Sepúlveda, che a Napoli leggerà per la prima volta in pubblico le sue poesie inedite. E che lo scrittore cileno abbia scelto proprio Napoli per presentare la sua produzione poetica non deve meravigliare. Nel suo ultimo libro-conversazione con Bruno Arpaia, Raccontare, resistere (Guanda, pp. 148, eiro 9,50), infatti, Sepúlveda ha confessato di amare, della città, la sua «immensa vitalità meticcia». Autoritratto tracciato nel segno della letteratura e della politica, confessione a tutto campo sui temi che da sempre lo appassionano e lo coinvolgono, il volume di Sepúlveda ripercorrere l’itinerario umano, intellettuale e politico dello scrittore, sempre collocato - per dirla con Julio Cortàzar, suo nume tutelare - «in alto, a sinistra, sul rosso». La passione per la poesia, racconta Sepúlveda nel libro, è nata presto, fin da ragazzino, ed è stata al centro delle sue prime incursioni nella scrittura, ai tempi dell’adesione alla Gioventù comunista cilena. Sabato sera, tra gli spalti del Maschio angioino, reciterà «La più bella storia d’amore».