Giunti alla terza edizione di "Napolipoesia" è già possibile tirare una prima conclusione: la fusione delle due parole che costituisce il titolo della manifestazione è pienamente attuale. L'accoglienza calorosa del pubblico ed il gradimento incondizionatamente espresso da tutti i poeti invitati, non lasciano adito a dubbi: sarà per il panorama, sarà per la propensione all'ospitalità, sarà per quell'intreccio tra mito e quotidianità che si respira ad ogni angolo di strada, ma Napoli e Poesia sono indissolubilmente legati. È difficile dimenticare il tramonto sul mare dell’area archeologica del capo Posillipo (che ospitò la prima edizione), l’incombere del Vesuvio, l’imponenza del Maschio Angioino che ha accolto le performances poetiche e musicali, la brezza che dal porto partenopeo ha sussurrato in mille idiomi la necessità ineludibile dell’incontro e della convivenza tra popoli.
Ancora una volta portati da questo vento leggero, atterreranno, in una dolce notte mediterranea, i migratori della parola e l’incantesimo, almeno per tre giorni, potrà essere rinnovato: la poesia potrà tornare nella vita. Sussurrerà, o magari urlerà, ad ognuno di noi, che la “tenerezza è rivoluzionaria”, che l’amore è sovversivo, che la diversità è ricchezza, che il cambiamento è possibile, anzi indispensabile per impedire che l’offesa fatta al mondo si ritorca contro tutti noi.
Perché questa magia dell'incontro tra la realtà e l’utopia possa avverarsi, abbiamo ritenuto essenziale costruire anche questa terza edizione di Napolipoesia a partire dall'elemento primario del corpo del poeta che legge il suo testo, ricongiungendosi in tal modo alla oralità della genesi della poesia. Quindi abbiamo ridotto al minimo indispensabile quello che si frappone tra questo evento e chi ascolta, consentendo (anche attraverso la proiezione delle traduzioni) il contatto diretto, quasi fisico, una sorta di abbraccio del pubblico che riconosce il suo poeta.
Ma allo stesso tempo abbiamo continuato a favorire la contaminazione fra linguaggi, continuando a privilegiare l’interazione tra poeti e musicisti che offre a nostro avviso una nuova dimensione non solo emotiva, ma anche espressiva.
Ci auguriamo che il Maschio Angioino, anche in questa edizione, non sia il castello della purezza, il luogo della separazione, ma piuttosto il luogo della contaminazione, la felice Torre di Babele in cui ognuno porta la propria identità uscendone più; ricco di immaginazione e di desiderio, di umanità e di poesia.
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Ho ritenuto, in qualità di Assessore alla Cultura del Comune di Napoli, di promuovere Napolipoesia 2002, dando così continuità ad un progetto di ampio respiro (la cui validità era stata già collaudata nelle due edizioni precedenti), poiché ho individuato in essa un modello di iniziativa che coniuga la valorizzazione delle risorse esistenti (il Maschio Angioino, il paesaggio universalmente noto del golfo di Napoli, i fermenti letterari della città e dell’ampio territorio che ad essa fa riferimento) con la proposta di quanto in campo poetico proviene dal panorama internazionale, e che, oltre all’attrazione immediata dell’incontro di culture provenienti da vari continenti, funge anche da ambasciatore e promotore delle nostre risorse verso quei paesi e continenti.
Sono convinta, così come l’intera Amministrazione Comunale, che la politica non sia solo la capacità di governare il presente, ma anche la necessità di immaginare il futuro e di operare per consentire che esso sia il migliore possibile, di conseguenza credo che non possiamo limitarci a sfruttare le pur consistenti ricchezze culturali e paesaggistiche del nostro territorio, ma dobbiamo creare le condizioni più favorevoli alla crescita di un'offerta di qualità.
Sono certa che la presenza dei poeti, donne e uomini che con la loro voce e le loro lingue diverse sapranno creare un momento non solo di grande fascino, ma anche di testimonianza culturale e civile, ricordandoci con i loro versi anche quei conflitti e quelle lacerazioni che ancora nel terzo millennio dominano la cronaca di tutti i giorni, consentirà di immaginare per il nostro territorio un futuro da protagonista nello sviluppo dell'incontro e del dialogo tra i popoli, che oggi si impone con ancora maggior vigore quale unica strada da percorrere per tentare di risolvere i complessi problemi che incombono sul futuro dell’umanità.
Auspico quindi non solo la conferma del meritato successo di questa manifestazione, così come è avvenuto per il passato, ma anche il radicarsi di questo tipo di iniziative che, esaltandone la vocazione all’accoglienza, contribuiscono notevolmente alla crescita della cultura e dell'immagine della città di Napoli.
Rachele Furfaro
Assessore alla Cultura del Comune di Napoli