Un bar. Di notte, è evidente.
Potrebbe essere anche un cabaret, o un teatro.
Musica di pianoforte. O un bandoneón. Chissà una chitarra.
Forse, pure, una canzone. Dipende:
un tango, un bolero, una nostalgia greca,
qualcosa di impalpabile, come un blues, irraggiungibile
come le cosce di questa ragazza di Venezia
che ti guarda dal fondo del tuo bicchiere.
Ricordare, quando uno è o sta solo, fa più male
che immaginare: questo è quello che vogliamo dimostrare.
Il microfono amplifica la vera voce, l’assenza:
si tratta del viaggio a una donna come a una città
alla quale non si giunge da invisibile, da lontano.
E se uno giungesse e stesse lì, in lei,
si tratterebbe, con questa musica, di una separazione
che sarà per sempre, come sempre.
A chi dare la colpa? Sono destino il paese
che non avesti, la donna in cui non entrasti?
Una compagnia – qualsiasi–, più o meno coniugale,
o da poco incontrata, dico più o meno duratura,
mai l’amata non cercata, mai la presentita,
distruggerebbe questa sensazione agrodolce o dolceamara
di ciò che non è, ciò che non fu, senza che importi
la voce o il volto che le appartengono,
né l’età che le sue gambe sostengono:
ciò che non può essere perché se fosse non sarebbe.
E in fondo, farebbe male che non facesse male.
Persino che non facesse male più di quanto fa male.
Un bar. De noche, es evidente.
Podría ser también un cabaret, o un teatro.
Música de piano. O un bandoneón. Quizás una guitarra.
Tal vez, también, una canción. Depende:
un tango, un bolero, una nostalgia griega,
algo impalpable, como un blues, inalcanzable
como los muslos de esa muchacha de Venecia
que te mira desde el fondo de tu vaso.
Recordar, cuando uno es o está solo, duele más
que imaginar: eso es lo que queremos demostrar.
El micrófono aumenta la verdadera voz, la ausencia:
se trata del viaje a una mujer como a una ciudad
a la que no se llega por invisible, por distante.
Y si uno llegara y estuviera allí, en ella,
va a tratarse, con esa música, de una separación
que será para siempre, como siempre.
¿A quién culpar? ¿Son destino el país
que no tuviste, la mujer en la que no entraste?
Una compañia – cualquiera –, más o menos conyugal,
o recién hallada, digo más o menos duradera,
nunca la querida no buscada, nunca la presentida,
destruiría esa sensación agridulce o dulceamarga
de lo que no es, lo que no fue, sin que importen
la voz o el rostro que le pertenecen,
tampoco la edad que sus piernas sostienen:
lo que no puede ser porque si fuera no sería.
En el fondo, dolería que no doliera.
Incluso que no doliera más de lo que duele.