Mimoza Ahmeti più che poetare urla, strazia e sgola le viscere in versi continui di tragicità dove le ombre sono distanti quanto il passo stesso del poeta. Non vi è riguardo per null’altro se non per la propria condizione di attesa di una fine. Nella sua poesia immagine forte è la donna, un corpo fertile che invece di gioire per la vita, ne soffre. L’inganno per una donna è forse dare la vita? Essere gravidi per lei diventa un pianto interminabile che rinnega il suo stato. E’ l’amore che la anima però, questo amore-tutto, questo amore-odio frantumato nei giorni, tra gli occhi delle folle che osservano, che scrutano, che inseguono e lasciano dolore perchè l’occhio indiscreto può solo logorare e dividere. L’amato quindi disperde e restituisce le forze con le sue attese e le sue presenze.
Un elemento importante è anche il ritorno alla terra che “una volta trovata mai non è stata più dimenticata”: il poeta appartiene alla sua terra come la terra appartiene a lei nel ricordo, nel passato e nel presente, come un timbro che più non si può togliere e dal quale non si può più svincolare.
Anila Resuli