Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011

Elegia per mio padre

Elegia per mio padre
Non sei più.
Non ci vedrai più
non ti vedremo più, padre,
non sei più.
Il tuo nome, l’ha preso questa pietra.
La morte, perché morte,
è sempre lacerante
sempre livida.
Con un nastro ci lega al cuore
mazzi di ricordi
mazzi di ricordi e di elegie.
Sono triste e pieno di nostalgia e la tristezza
per lo stretto sentiero del villaggio
mi sono inerpicato
ho spinto la porta del piccolo cimitero
sono arrivato da te.
Quali parole mi dirai
che t’erano rimaste in gola?
Quali parole nuove
ti dovrei dire ancora?
da questa tomba, padre
che mi darai ancora?
Quel giorno secco di gennaio.
Davanti a te, Halil Alia il mercenario
dietro a te, la nostra casa in fiamme.
Le tue mani cariche di ferri.
Come han potuto incatenarti le mani
povero vecchio?
Da questa tomba sono venuto a prendere
ciò che mi spetta: ricordi amari
dolori di cui siamo fieri.
E non mi dire: Figlio, son tristi…
Senza di essi
sarei ancora più triste.
E quando morirò
voglio una tomba come questa
una semplice pietra
là sulla riva, dove
i cipressi conversano
la notte con le stelle
dove il mare dice parole in azzurro , e le disperde
lontano. Parole che conosciamo
che comprendiamo
io e mio padre.
Joyce Lussu