Ma oggi, se mi chiedi quanto ho perso
lungo il mio cammino (“Quanto hai perso?”)
non lo saprei quantificare in oro né in ore.
Ti dirò solo che è tanto da cambiare
chi sono oggi (“Chi sei, oggi?”) e non so
più raccontare o definirlo, da allora.
Come un setaccio ho raccolto acqua
e ho lasciato ch'il destino mi attraversasse,
nel ventre d'indomabile indifferenza.
(“Qual'era il tuo destino?”) C'era un destino?
Forse m'attraversava il sogno che viveva il corpo
mentre la mente realizzava l'esistenza.
Oggi, se tu mi chiedi che cos'è la vita
io ti dirò (“E che cos'è la vita?”) è un sasso.
Si porta appresso e si tiene stretto in mano,
da ruvido talvolta si trasforma in liscio,
basta. (“Cosa ci posso fare?”) Quando è liscio,
trova dell'acqua piatta e lancialo lontano.