Ogni mattina, come la tartaruga verso il mare
con sabbia umida ancora tra le pieghe e dietro il collo,
corro verso la vita e il giorno, forse la fine, impaziente.
Chiedere, struggersi, desiderare, è nella buca semiaperta che ho lasciato:
era un altro tempo, avevo un'altra pelle, sognavo il tentativo.
Sognavo simboli, con violenza e passione: api e miele, funghi partoriti,
oro su un piatto da mangiare, tubi-passaggi gocciolanti.
Io ora corro e meno forze restano per il desiderare.
Anche il verde altrui farà la mia primavera,
la sabbia non graffierà la pelle in acqua, cadrà, si farà vetro.
Altri la coglieranno in sfere colorate e sogneranno il mare.
Io sarò, viva o morta, in mare aperto.