Non piangere, davvero, non serve. Solo quando un arcangelo
Appare, simile a genziana blu su scarpata di montagna, solo allora noi conosciamo,
anche se solo per un istante, la terra che ci ha generato. Il tuo lamento babilonese
non morirà lontano. Ecco perché i poeti non dormono mai. Il significato
appare chiaro adesso: sarà il racconto di una pena.
La grandezza di un ghiacciaio che si scioglie. Che allaga campi di papaveri
E villaggi, il segno dipinto sul fregio leggero di un portone,
la ricca filigrana dell’argento turchesco: ogni lacrima ti scava nel profondo.
Te ne stai su roccia immota. Il mondo tutt’intorno a te rovina
nell’abisso. Bevi l’acqua della vita, che scorre dalle labbra
di quelli che respirano con te. Ogni mattina vengono a testimoniare
La tua rinascita. Come questa poesia. Non manca molto a che una valanga
la renderà silente. Ma mille eco zampillerano al suo posto. Perchè l’amore
che scorre attraverso le tue vene è il seme, il fiore e il frutto.
(da Migrazioni) Noben stok, zares, ni brez namena. Le kadar arhangel
se nam prikaže kot v planini modri svišc, za bežen hip
morda spoznamo, kje stoji izbrana domovina. Ne bo zamrl
tvoj babilonski vrišc . Zato ne spijo pesniki. Naloga
zdaj se jasna zdi: to bo kronika in v njej bolecina.
Velika kot gruda ledenika, ki se topi. In preplavi
nasade maka in vasi, tarce v frizu vitkega portala in
razkošne gube turškega srebra: vsaka solza te poglobi.
Stojiš na skali, ki se ne premakne. Okrog tebe svet se
kruši v prepad. Ti piješ živo vodo. Crpaš jo iz ust
ljudi, ki s tabo dihajo. Zraven so kot dokaz, ko se
zjutraj spet rodiš. Kot tale pesem. Še malo in utišal jo bo
plaz. A tisoc odmevov se namesto nje pognalo bo v zrak.
Ker ljubezen, ki tece ti skoz žile, je seme, cvet in sad.