E le mie mani ridiventano fango
il lattice che porto sugli occhi
fa pressione su pensieri stretti
come succhiare l’impasto delle ossa
una vigna in sacrificio musicale
si interpone tra le mie narici
e clavicola diviene, adolescente,
quel sottile grappolo di luce,
come pecore in gregge accodate
sulle ginocchia, amori, come ceci,
urlano il conato delle porte
entro il cuscino vidi un mare racchiuso.