Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011
Allegria Alegría
Nel fragore di questa lungo, silenzioso e orrendo commiato
nella desolazione di questo addio così assurdo, così lentamente criminale
rallegrati; rallegrati, donna, rallegrati perché gli dei
gli impassibili dei della calamità ci concedono il privilegio
che le nostre ferite non abbiano mai cicatrice né sollievo
Avremo, come tutti gli umani, una separazione
Ma a partire da questo momento le nostre ore saranno ormai irrimediabili
come quelle degli dei. Rallegrati, donna; rallegrati
perché non resterà un solo luogo sulla terra
in cui potremo trovare l’oblio, la pace, l’appetito, il sonno
Rallegrati mentre s’imputridisce il mio nome nella tua bocca
e pensa che questo sapore putrido sarà la levatrice dei tuoi figli
e sarà la penombra che confonde i volti dei tuoi altri amanti
e sarà alla fine il manto che accorrerà a coprire il tuo ultimo freddo:
avresti mai sognato una fedeltà maggiore di questa disgrazia?
In quanto a me, il tuo nome è già zolfo nelle mie gengive
e non cerco altro dolce che questo ghiaccio né altro sapore che questo castigo
mentre passano gli anni tumefatti, servili, miserabili
che dovrò perforare a voce e con collera
fino all’istante misericordioso dell’annientamento
Rallegrati di questo dolore perché non cesserà
Rallegrati per questa assenza infame che sarà il nostro nodo
Rallegrati per questa palude che è la distanza, in cui sguazzeremo senza poter fuggire
E quando giungerà l’odio, rallegrati dell’odio, rallegrati, donna
perché l’odio sarà il più splendido gradino di questa scala che saliamo insieme
Rallegrati, donna. Canta con me a questi dei sinistri
che ci concedono questo destino di rabbia e di fedeltà e di allegria.
En el estruendo de esta larga, silenziosa y horrenda despedida
en la desolación de este adiós tan absurdo, tan lentamente criminal
alégrate: alégrate, mujer, alégrate porque los dioses
los impasibles dioses de la calamidad nos conceden el privilegio
de que nuestras heridas no obtengan nunca cicatriz ni alivio
Tendremos, como todos los humanos, una separación
Pero a partir de ese momento nuestras horas serán ya irreparables
como las de los dioses. Alégrate, mujer; alégrate
porque no quedará un solo lugar sobre la tierra
donde podamos encontrar el olvido, la paz, el apetito, el sueño
Alégrate mientras se pudre mi nombre en tu boca
y piensa que ese sabor podrido será el partero de tus hijos
y será la penumbra que confunda las caras de tus otros amantes
y será finalmente el embozo protervo que acudirá a arropar tu último frío:
¿pudiste alguna vez soñar una fidelidad mayor que esta desgracia?
En cuanto a mí, tu nombre ya es azufre en mis encías
y no quiero otro dulce que esa yel ni otro sabor que ese castigo
mientras pasen los años tumefactos, serviles, miserables
que habré de taladrar a voces y con cólera
hasta el instante misericordioso de la aniquilación
Alégrate de este dolor porque no va a cesar
Alégrate por esta ausencia infame que será nuestro nudo
Alégrate por esta ciénaga que es la distancia, donde chapotearemos sin poder escapar
Y cuando llegue el odio, alégrate del odio, alégrate, mujer
porque el odio será el mas espléndido escalón de esta escalera que subimos juntos
Alégrate, mujer. Canta conmigo a estos dioses siniestros
que nos conceden este sino de rabia y de fidelidad y de alegría.
Raffaella Marzano