Non puoi farci niente!
Perciò respira profondamente
e accetta il tuo triste destino.
Un illustre ospite visita
la mia minuta cella esposta a nord.
Non il supervisore in un normale giro d’ispezione,
ma un raggio di sole nell’incalzare della sera,
più piccolo d’un foglietto più volte ripiegato.
Sono pazzo di te, mio primo amore!
Si posa sul palmo della mano,
riscalda le dita d’un timido piede nudo.
Poi, mentre mi inchino,
e poco religiosamente sto per offrirgli un volto scarno,
quel briciolo di luce in un attimo scivola via.
Dopo la sua scomparsa là, oltre le sbarre,
la cella appare mille volte più fredda, buia.
Cella speciale di una prigione militare,
somiglia a una camera oscura.
Privo del raggio di sole, il mio riso sa di follia.
Un giorno è una bara con un cadavere,
un altro è il grande mare.
Che meraviglia! Lì qualcuno riesce anche a sopravvivere!
Essere vivi è un mare in tempesta, senza neanche una vela in vista!