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04/04/2011

Canzone privata

Canzone privata
a Patrizia


Sei caduta come cadono i santi
che cadendo s’innalzano al cielo
la nuca rivolta alla strada
gli occhi ben fissi alle nubi
per fermare lo schianto
in un’immagine lieve
e non tra la folla
che ti ha sepolta all’aperto
sotto insulti vestiti
di falsa pietà

Patrizia non farlo
oggi non si vola
una generazione ci ha provato
e poi tutti in picchiata
contro i sogni traditi
Patrizia così sola
da non lasciare
l’orma nel letto
come un fantasma
che attraversava la gente
senza essere visto

Quante mani
hanno aperto la finestra
quanti sorrisi
t’hanno spinta sull’orlo
perché tu chiudessi le ante
dalla parte del vuoto
scrivendo sui vetri
non gioco più
ed è stato un morire
così simile all’esistere
da non poter dire
che sei morta davvero
se non per l’offesa dolente
alla tua voglia di vita
misfatto di tutto un paese
che sopprime i suoi figli
con grazia turistica
per lo stile esclusivo
di perla del golfo
vietando l’accesso
ai nativi scomodi
imbarazzanti
diversi
o semplicemente tristi

Patrizia non farlo
oggi non si vola
salvami tu
dal mio peccato d’assenza
io che non raccolgo
i tuoi resti per strada
ma quelli degli altri
in un cimitero di coscienze
d’un colpo cadute
dalla stessa finestra
Patrizia così sola
da non lasciare
l’orma nel letto
come un fantasma
che attraversava la gente
senza essere visto

Non sono migliore
di una gretta beghina
che al tuo passaggio
bisbigliava rosari maligni
perché ti vedevo in un bar
veleggiare lontano
da questa terraferma
e dal suo cuore anoressico
prossima al naufragio annunciato
senza soccorsi al tuo muto richiamo
che mi assordava come un grido straziato
ma anch’io t’ho lasciata volare
senza afferrarti quando potevo
pur sapendo da vile fuggiasco
che l’abbandono è un crimine
e il suo castigo
il rimorso



Santa Margherita Ligure, 18 dicembre 2004