a mio padre
Di te che a volte
divoro l’assenza
nella carestia del presente
dimmi se ho tradito
la tenerezza rimpianta
e il pudore esitante
tra carezze e silenzi
o se la memoria sovrapposta
dalla proprietà collettiva
ha contaminato la mia
fragile agli schianti
dell’identità mortificata
eppure per vie traverse
risali di continuo
ascensore di voragine
su richiami evocatrici
ma in rari sogni sei apparso
andando via di fretta
quasi senza ritrovarmi
io che ero lì
in onirica trasferta
perso in abbandono
con la bussola dei morti
che depista i cercatori
ai bordi del risveglio