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04/04/2011
Memoriale Memorial
per Jessica Krozca
La guerra è solo una parola
lontana da questi suburbi,
ma non per lei. Eroi,
ecco qui un monumento per
la squadra di ricerca della Dow Chemical,
tute da laboratorio macchiate di gas nervino,
generali del Pentagono, decorazioni arancioni
della guerra del Vietnam appuntate sul petto.
Non una fredda statua con stampo di metallo
per placare gli uomini che non possono vedere
le facce riflesse su quel muro nero –
solo una semplice ragazza sgraziata
nata sotto un cavolo
bruciacchiata dalla nuvola arrugginita
spruzzata sopra i sogni ad occhi aperti di suo padre
sogni di casa e incubi di ondata
su ondata di ragazzi con pigiami neri
che ballano sul filo spinato
al suono di una banda di pistole M-16.
Lei si è contorta in quel modo
tutte le notti da allora, i neuroni
che sbagliano i colpi come il contraccolpo
della pistola chiamata Puff,
il dragone magico, in una furia,
che fa a pezzi la giungla.
Ma gli uccelli appollaiati sul suo cervello
sforacchiato possono ancora canticchiare insieme
la sigla di un dinosauro viola
in TV che lei guarda
con gli occhi incrociati, uno sguardo da mille miglia
ereditato dal suo vecchio padre
che stappava un’altra birra,
affondando nella mescolanza colorata
sullo schermo per distrarre la morte
che serve il perimetro a Khe San.
Eroi, sta tutto accadendo di nuovo
per Billy dagli occhi chiari e tutto pulito
il veterano della guerra del Golfo che si rifiutò
di prendere l’antidoto all’arma chimica
fino a che il maggiore non lo ordinò –
e il pettegolezzo diceva: sappiamo
che ce lo tireranno addosso da quando
lo vendemmo a loro per primi.
Ma alla fine Bobby non può dormire
o stare bene in forze, o mettere due
pensieri insieme sui moduli dei Veterani,
sebbene i titoli colleghino
quella pillola alla sindrome –
un anno troppo tardi per Billy suicida,
risparmiò cose plausibili al Pentagono e test
ulteriori mentre lui si aggiunge alla lista
delle perdite accettabili del foglio di computo
Stanno ancora bruciando i fuochi sotterranei in Kuwait?
Nessun monumento entusiastico può salvare
Billy, o questa Jessica ragazza schizzata
dal cadere giù per i gradini
di nuovo e rompersi il braccio
di nuovo nello stesso posto.
Nessuna esplosione di gloria che alza la bandiera
incrinò il suo bacino o scheggiò
i suoi denti in quel sorriso dai denti sporgenti.
Ecco un saluto militare, le sue braccia che gesticolano
rapidamente quando è felice,
cadono con un rumore sordo su foglie fradice.
Quante volte dovrà cadere
per i nostri eroi caduti? Ecco un testimone
che non starà là ad arrugginire.
Da “Merry-Go-Round”, City Lights Italia, Firenze, 2000.
for Jessica Krocza
Was is just a word
far from these suburbs,
but not for her. Heroes,
here’s a monument for
Dow Chemical’s research team,
lab coats stained agent orange,
and Pentagon generals, orange
Nam campaign bars across chests.
Not a cold metal-cast statue
to placate men who can’t see
faces reflected in that black wall –
just a simple, floppy girl
born under a cabbage patch
scorched by the rusty cloud
sprayed over her father’s daydreams
of home and nightmares of wave
upon wave of black pajama boys
dancing on the concertina wire
to the tune of jamming M-16s.
She’s been twitching like that
every night ever since, neurons
misfiring like the kick of sidewinder
machine gun dubbed Puff,
the magic dragon, run amok,
tearing the jungle to shreds.
But the birds perched in her shrivelled
brain can still slur together
the theme song of a purple
dinosaur on TV she watches
with a cross-eyed, 1,000 mile stare
inherited from her old man
popping open another beer,
drowning in the colourful jumble
on the screen to distract death
waiting the perimeter at Khe San.
Heroes, it’s all happening again
for bright-eyed, clean cut Billy,
Gulf war vet who refused
to take the antidote for the chemical
weapon until the major ordered it –
and the scuttlebutt said, we know
what they’ll throw at us since
we sold it to them in the first place.
But in the last place, Billy can’t sleep
or keep a solid stool, or rub two
thoughts together on the VA forms
even though headlines link
that pill to the syndrome –
a year too late for suicide Billy,
spared Pentagon plausibles and further
tests as he joins the list of acceptable
losses on the spreadsheet.
Are the rig fires of Kuwait still burning?
No gung-ho monument can save
Billy, or this seizured girl Jessica
from stumbling down the steps
again and breaking her arm
in the same place again.
No burst of glory raising the flag
cracked her pelvis or chipped
her teeth into that snaggled
smile. Here’s a salute, her arms
flipping rapidly when she’s happy,
thudding dully on monsooned leaves.
How many times will she fall
for our fallen heroes? Here’s a witness
who will not stand and rust.
Massimiliano Chiamenti