Nella stanza accanto vive completamente sola una giovane tedesca. Qualcuno chissà quando dalla parete tra le due camere ha cavato un nocchio, cosi che adesso vedo attraverso il buco i suoi capelli e un lembo di cuscino. E qua ormai da quattro giorni. Tutto il tempo sola. La incontro per strada, nel videoclub, sulla spiaggia Atitlana. Contempla assorta i vulcani e sguazza scalza in riva al lago. Di sera stenta ad addormentarsi, sdraiata sul letto probabilmente legge, non riesco a immaginare. Gira da sola per il Guatemala, cena da sola, da sola dorme, da sola fa la doccia e sola soletta gironzola da una bancarella all'altra, tasta gli scialli, le giacche, le gonne, le piccole rane di giada. Non paria con nessuno. Chissà com'è la sua storia. Inaccessibile e azzurrognola come i vulcani lontani dall'altra parte del lago. Come Paolo, il subacqueo scomparso di Mersebe. Guarda in silenzio oltre l'acqua. In aria volano le anatre, i corvi, i pellicani.
Silenzio. Silenzio. Silenzio. Incantevolmente triste.