Gregorio Scalise, poeta italiano nato a Catanzaro nel 1939 e residente a Bologna, dove insegna all’Accademia d’Arte. Ha esordito negli anni Sessanta con un paio di plaquettes pubblicate in ambito sperimentale, nelle edizioni Geiger di Adriano Spatola: "A capo" (1968) e "L’erba al suo erbario" (1969). Una sua apparizione decisiva è del 1975, quando assume una posizione di netto rilievo nell’antologia "Il pubblico della poesia", curata da A. Berardinelli e F. Cordelli con l’inserimento del suo poemetto "I segni", uno dei suoi esiti migliori, se non il migliore in assoluto, poi ripreso nel volume "La resistenza dell’aria" (1982).
Carattere essenziale ed evidente della poesia di Scalise è la nitidezza razionale del tono, il suo muoversi con argomentazioni apparentemente per sentenze memorabili e in realtà soprattutto enigmatiche e paradossali. Scalise crea quindi una testualità a due facce: da una parte l’ordine di un dire lucido ed asciutto, dall’altra il disordine di una razionalità del tutto illusoria. In questo modo, riesce a restituire in modo singolare ed efficace la condizione assurda nella quale si trova spesso a vivere l’uomo contemporaneo.
Intelligenza e ironia, impostazione filosofica e forte spessore culturale sono alla base della sua scrittura poetica, nella quale procede spesso per accostamento di frammenti che creano l’uno con l’altro movimenti sorprendenti e attriti di senso. Antiretorico e asciutto nel procedere, Scalise è poeta dalla fisionomia nettamente riconoscibile e personale. Dopo "La resistenza dell’aria" si segnalano altre raccolte come "Gli artisti" (1986) e "Danny Rose" (1989). È anche autore di drammi e di opere saggistiche come "Bruciapensieri", "Ma cosa c’è da ridere" e "Talk-show".
Maurizio Cucchi
La stampa Web
Gregorio Scalise ha preso parte a "VersoSud. Incontri internazionali di poesia" nel settembre 2007.