(Chiusa. Retorica testamentaria)
All’improvviso. Uno sprofondo, un viso!
Poi più. Di tenebra intriso, di febbre
d’incontro, di tenero verde d’erbe.
Più poi. Mai sempre. Basta di parole!
Ci s’impasta le mani di parole.
Amate tutto, amate quanto è atroce!
Nell’atroce è il vero, musica feroce.
Addìo. Più mio. C’era una volta tutto.
Fiera, ritorta, frutto. Fioco dio,
più fioco, assai più gioco, niente.
Tutta la vita un vento che non mente.
Tenetela per me, per voi, la lotta;
la flotta dell’inganno e il disinganno.
Sia pace a chi. Non tace qui l’affanno.
Addìo. Sprofondo d’uno in altro mondo,
e l’altro è qui, basta parole in tondo!
Abbiate senso e musica, non altro.
Son fatui i moribondi, il nervo è stanco.
E lieti i giorni, e martoriato il fianco. –