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04/04/2011
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Hai scritto:“Aspettami”, prima di morire.
Chiedo: “Dove” ai visi che hai amato.
Ripeto: “Siete luoghi? Paesaggi?
Se lo siete mostratemi i confini
dite quali orizzonti e muri
che telai di finestre e che fessure.
Descrivete nelle case ogni balcone
e più dentro le sedie, le sedie, le lenzuola
e quelle bende con cui gli avete avvolto i piedi”.
Mi ostino sulle mani, sulle rughe
sui libri che hanno letto
e come, se e perché ti stavano vicino.
Ma inghiotto solo frasi che volano a spavento
confondo i nomi, le date, le promesse,
percorro tre città perdute
finché i visi si stancano, si chinano
rabbrividendo indietreggiano alla vita.
da: Antonella Anedda: "Dal balcone del corpo", Mondadori, 2007