I contadini, qui, e le pietre
le strade e gli alberi
mi conoscono.
Sono uno di loro
e invitandomi a cena
non tireranno il collo a una gallina;
il fuori mi prepareranno
per dormire al loro fianco.
In questa tiepida notte d’autunno
converseremo fino a tardi
di fatiche campestri di giorni di lavoro.
Poi taceranno, e potrò ascoltare
le verdi voci delle foglie d’ulivo
e lo strano oscillare
dei profili di cipresso.
Le stelle, fiammeggianti bottoni,
abbottonano i cipressi al cielo.
Giù verso il lago
la notte spegne a pugni gli ultimi tizzoni
e il loro fumo grigio
avvolge Zvernec, lo mette a dormire.
I contadini tacciono. Lo sanno
quanto io ami tutto questo.