Nuova collaborazione Casa della poesia e il Fatto Quotidiano
04/04/2011
I morti
I morti sono brutti, e hanno anche un’aria
querula
un po’
lamentosa.
Sono anche antipatici.
Hanno un’aria lamentosa, some se
volessero
ispirare pietà.
Hanno un’aria artificiale,
e inoltre,
goffa, sembra che ci prendano in giro. Hanno inoltre un’aria
malevola,
si capisce che non gliene importa più niente,
di noi. E soprattutto quando sono naturali,
non sono composti, come li componiamo noi,
di solito, quando sono
come sono veramente, hanno proprio
un’aria assente,
gli parli e non rispondono,
hanno proprio un’aria assente.
E poi restano lì, con quella faccia
da scemi, perché restano lì,
con quella faccia da scemi.
Hanno qualcosa di osceno, come il
coito,
di quelle cose che non si vedono mai,
e quando si vedono,
attirano l’attenzione.
Non i morti per vecchiaia, ma quelli morti
mentre facevano le faccende, mentre stavano
andando per i fatti loro,
e morti improvvisamente come se continuassero a
fare
quelle cose che stavano facendo, ma con
quell’aria
losca, malevola,
falsa che assumono
quando smettono di vivere.
Ne vedremo molti di questi morti in questo
periodo
di questi traditori,
che mentre stanno facendo una cosa, magari
ti hanno promesso una cosa, e improvvisamente
se ne vanno, muoiono,
uccisi da qualcuno. Per questo la pietà
li avvolge in bende, per non farli
sembrare
quello che sono.




(da “Polvere”, Empiria, 1999).