Nell’anno 1938
dopo essere stato condotto
su una nave militare
e condannato a ventotto
anni di reclusione
con l’accusa di aver istigato
i marinai turchi alla rivolta,
il poeta Nazim Hikmet
fu gettato
nel fondo
della latrina della nave.
Rimase in piedi
davanti ai suoi inquisitori,
la merda
fino alle ginocchia.
E quando fu sul punto di svenire
e cadere
dalla nausea,
aprì la bocca
e iniziò a cantare
canzoni d’amore,
ballate di campagna,
qualsiasi melodia gli venisse in mente.
Così, racconta Neruda,
egli si riebbe
grazie al suo orgoglio.
Prenderò spunto da te,
carissimo Nazim,
e canterò oggi
di Neta Golan,
arrestata e rinchiusa
nella prigione di Kishon
per essersi legata
a un ulivo
davanti ai bulldozer dell’esercito
nel villaggio di Dir Istiyya.
In onore di Neta
oggi non mi lascerò piegare
dentro la fogna
di Sharon.