VERBA VOLANT
Incontri internazionali di poesia
Non è un caso che anche quest'anno, a rimarcare una continuità con le precedenti edizioni, il sottotitolo di questa rassegna sia “incontri internazionali di poesia”. Essa infatti vuole essere un’occasione, staremmo per dire un luogo, d’incontro fra persone e culture diverse.
Un laboratorio plurilinguistico in cui accade il miracolo del riconoscimento: lui è mio fratello/lei è mia sorella, anche se parla un’altra lingua e mai prima d’ora ci siamo incontrati, perché porta con sé l’altra metà del simbolo, quella che combacia perfettamente con la mia.
Si ricostruisce così la tensione ad una unità “poetica”, dove l’aspetto formale è solo uno dei dati, benché rilevante, della ricerca.
Infatti, quello che noi perseguiamo è l’utopia di una poesia necessaria, qualcosa che abbia a che fare col pane e con l’acqua, col vento col sole e con la pioggia, con l’amore e con la lotta; per dirla in estrema sintesi: una poesia che abbia intimamente a che fare con la vita. Per questo motivo ci è sembrato che la scelta della poesia “Come te” di Roque Dalton per il depliant fosse emblematica.
E poco importa se alcuni intendano la poesia come il male ed altri come la cura, se in alcuni prevalga il senso del tragico ed in altri quello del gioco; quello che importa è il travaglio che sfocia nell\\'urgenza di dire proprio quella parola, quel verso.
Ed è probabile che essa nasca dalla consapevolezza che non è solo, o soprattutto per sé che si parla, ma anche, o soprattutto, per una vasta parte di mondo, materiale o immateriale, che altrimenti non avrebbe la parola, quel mondo che Francis Ponge abbe a chiamare “il mondo muto”, spingendosi a dire che esso è la sola nostra patria.
Ed è anche in nome di questa patria universale, tanto più cara in questi tempi di esasperato localismo e di rinfocolato odio razziale, che noi volgiamo ringraziare i poeti qui convenuti da tre diversi continenti per aver scelto, per contrastare la plumbea violenza che corrompe e distrugge gli esseri viventi e il nostro stesso ambiente in tutto il mondo, l'arma fragile e leggera della parola.
Ma in questa nostra epoca che sembra sempre più appiattita sul presente quale unica dimensione della temporalità, uno dei doveri di cui la poesia vuole farsi carico è quello della persistenza della memoria intesa come fondamento indispensabile per qualunque progettualità.
Non possiamo sottrarci al dolore che questa memoria comporta, non possiamo ignorare le ferite ancora aperte nel mondo, è ancora troppo recente lo strazio che ha martoriato la nostra provincia per non ricordarlo in questa sede. Ma ancora una volta non basta un fugace ricordo è necessario che il dolore persista e sia il fondamento di un futuro di pace tra gli uomini e di rispetto della natura.
Ed è nel contesto di questa dimensione complessa, in cui la memoria rappresenta qualcosa di ben più articolato e profondo di un semplice ricordo, che ci commuove e ci inorgoglisce la scelta fatta dal grafico Giuseppe De Marco di rendere omaggio proprio in questa sede all’artista recentemente scomparso Peter Willburger, alla sua arte internazionale ed al suo amore per la nostra terra che è diventata la sua patria adottiva.
* * *
COME TE
Io, come te
amo l’amore, la vita, il dolce incanto
delle cose, il paesaggio
celeste dei giorni di gennaio.
Anche il mio sangue bolle
e rido con occhi
che han conosciuto i boccioli delle lacrime.
Credo che il mondo è bello,
che la poesia è come il pane, di tutti.
E che le mie vene non finiscono in me
ma nel sangue comune
di tutti coloro che lottano per la vita,
l’amore,
le cose,
il paesaggio e il pane,
la poesia di tutti.
Roque Dalton