hanno scritto di lui…
Jack Hirschman - … un poeta dell’esortazione, un anarchico con coscienza di livello culturalmente internazionale, ed una produzione di tale ispirazione e tanto catalisticamente “avanti” da essere progenitrice come lo sono stati Antonin Artaud in Francia e Julian Beck con il Living Theater negli U.S.A. In breve, è coinvolto in una poesia di provocazione - come, dice, Pasolini - ma con questa differenza: dove Pasolini portò le sue idee di provocazione sullo schermo e fu in altro modo intenzionalmente e intensamente un intellettuale attivista, o un attivista dell’intelletto, Masala ha insistito nella carica orale della performance pubblica del suo lavoro, che in gran parte è in forma omaggiante e litanica, e, sì, esortativa è la parola giusta. C’è una fondamentale ragione in questo approccio: Masala è Sardo di nascita, e benchè abbia vissuto a Bologna per più di una generazione, lui possiede sia orgoglio Sardo sia memoria di Sardo, entrambi collegati alla grande tradizione della poesia orale e al saperli rendere poetici, cosa che, a differenza del continente, è parte del vero substrato della storia della Sardegna. Dare voce alle parole fa parte dell’essenza. E Masala ha sempre dato spazio a questa essenza per essere essenziale nel modo in cui si rivolge alla vita ed esprime sé stesso.
Serge Pey - È uno fra i maggiori testimoni della poesia contemporanea. Interprete critico della grande tradizione orale, lucido vociferatore che estende e rinnova nello spazio ritmico del senso le sue pronunce sovversive.
... Non c’è poesia nazionale. I poeti non hanno patria. Le fondazioni delle loro case è l’esilio stesso. Non l’esilio della lingua ma quello del senso. Il poeta si batte per il senso. I poeti nel mondo fondano una repubblica invisibile che partecipa nel quadro di questi incontri immensi alla testimonianza possibile di un altro modo di abitare il mondo. Ma abitare il mondo comincia nel suo quotidiano. Nella sua maniera di dare il bacio o la morte alle cose quotidiane. Oggi il messaggio della poesia è esemplare. Il poeta deve essere un resistente. La difesa della poesia è la difesa dell’uomo intero. Penso al poeta italiano Alberto Masala.
Alberto Bertoni - ... risuona con timbro ineguagliabile la polifonia (di stili, di registri, di lingue, di temi, di esperienze davvero “internazionali” ma non necessariamente globalizzate e soprattutto di prosodie profonde) che Masala è abilissimo a concertare, con mano magistrale e con l’istinto incontaminato di una passione performativa che sa distruggere dall’interno ogni residua barriera tra scrittura e oralità.
Giancarlo Porcu - … Masala conosce bene gli strumenti dell’artigianato poetico orale e dei loro modi d’uso. È la sua prima formazione “di strada”, le rime dei cantadores – gli improvvisatori accompagnati anch’essi dal tenore – gli hanno salato il sangue. E su questa eredità innesta una sensibilità ideologica e formale avanzata, fornendo un prodotto attivo e, quindi, quanto mai distante da una proposta fissista dell’identità culturale isolana.