“Parole di mare” propone in queste sere non soltanto una sequenza di letture di poesia, ma un nucleo di un più ampio progetto di scambi interculturali. Per questo motivo abbiamo pensato al mare, a questo mare che ci divide e ci unisce allo stesso tempo, come al simbolo più adatto per un incontro che esalti la diversità, in un’epoca in cui essa è minacciata dalla globalizzazione, ma che esalti contemporaneamente il desiderio di conoscere l’altro, il diverso da sé.
Quindi questi incontri internazionali propongono lingue, forme espressive e strumenti diversi, come la parola, la musica e l’immagine.
Ci sembra infatti che i linguaggi artistici siano irriducibili alla banalizzazione ed all’appiattimento che vorrebbero fare del mondo un’enorme catena di ipermercati, dove sono in vendita, forse con etichette diverse, le stesse merci, da Londra a Sidney, da Pechino a Buenos Aires, da Tunisi a San Francisco.
È nella natura stessa delle arti ricercare la parola giusta, il giusto accordo, la sfumatura cromatica giusta, che servano ad esprimere quella sensazione, quel sentimento e soltanto quello. Vogliamo sperare che sia nella natura stessa delle arti l’antidoto alla peste dei linguaggi che li riduce a scheletri, inservibili a formulare pensieri complessi ed articolati; ma anche l’antidoto alla “visceralità municipale”, a quella miscela di egoismi e risentimenti che dà vita, nel nord come nel sud del mondo, a nuovi focolai di conflitto, di odio razziale, di persecuzione religiosa.
Il progetto è dunque l’incontro tra persone diverse, ma anche tra un luogo reale ed un’utopia, perché la poesia, come un magnifico giorno di pioggia, possa contribuire a ridurre la distanza tra il cielo e la terra. Ma è soprattutto il viaggio dell’immaginazione e del desiderio, l’approdo non come fine ma come inizio di un nuovo viaggio, che i moderni naviganti compiono magari non più sull’acqua, ma nell’etere, per continuare ad incontrarsi ancora.
E lo scenario di questi incontri internazionali non poteva che essere Amalfi, che sin dal medioevo conosceva le misteriose vie dell’oro, e diffondeva la bussola ed altri strumenti frutto del sapere di civiltà lontanissime tra loro, consentendo la nascita di uomini nuovi più ricchi e liberi.
Dal nord Africa, dal vicino Oriente, dalla sponda martoriata dell’Adriatico, dalla Sardegna, dall’Inghilterra e dalle Americhe, approdano nel porto di Amalfi diciotto poeti, che daranno vita con i loro corpi e con le loro voci, alle rotte della parola, che ha radici negli albori dell’avventura umana e si protende verso i domini ignoti del futuro. Li accoglie un paesaggio in cui l’intreccio tra natura e cultura ha dato vita ad uno dei risultati più incantevoli, un luogo nel quale la parola paradiso non risulta affatto eccessiva.