VERBA VOLANT
Incontri internazionali di poesia
Va innanzituto chiarita la scelta del titolo della rassegna: Verba Volant. Questa scelta esprime la volontà di capovolgere un consolidato luogo comune che contrappone l’evanescenza della parola orale alla solidità di quella scritta.
Abbiamo voluto superando la contrapposizione esaltare la leggerezza della parola dei poeti che spicca il volo da luoghi lontanissimi tra loro per raggiungere la coscienza profonda di chi ascolta.
Dice Italo Calvino nella prima della sue “Lezioni americane”: Se volessi scegliere un simbolo augurale per l'affacciarsi al nuovo millennio, sceglierei questo: l’agile salto improvviso del poeta-filofoso che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d’automobili arruginite”.
Altro punto da mettere in chiaro è che la selezione dei poeti invitati è motivata da una profonda convinzione, che ci ha ispirati lungo tutto il corso delle nostre attività: la poesia, quella vera, quella che sfugge all’accademia, non è e non può essere neutrale; essa è sempre dalla parte di quelli che soffronto e contro il potere, in Albania come negli Stati Uniti, nella ex-Yugoslavia o qui da noi in Italia. I poeti hanno conosciuto il carcere del socialismo reale e del capitalismo altrettanto reale, la discriminazione razziale e l’emarginazione; ed è con stili e voci diverse che Paul Dakeyo, Jack Hirschman, Alberto Masala, Carter Revard, Izet Sarajlić, Vojo Šindolić (Croazia), Xhevair Spahiu e Paulo Texeira ci portano il loro messaggio di speranza per un futuro in cui a volare sinmo le parole e non i bombardieri o le granate.
I poeti hanno conosciuto il carcere, dicevamo, anche il nostro Alfonso Gatto, come è noto, ha conosciuto il carcere fascista. La sua memoria resta viva e non solo qui da noi: ce lo ricorderà certamente Izet Sarajlic che di Gatto è stato amico, si dai tempi del carcere, e a cui deve alcune delle sue prime traduzioni in italiano.
Va rimarcato infine che questa breve rassegna ha in programma un omaggio non rituale ad Allen Ginsberg, che ha rappresentato nella vita degli organizzatori e di alcuni dei poeti presenti un punto di riferimento fondamentale ed un momento di confronto dialettico.
Ed è in questa testimonianza diretta e non agiografica l’elemento non rituale di questo che ci è sembrato un atto dovuto.
Grazie dunque ad Allen Ginsberg per la sua vita e la sua poesia, e grazie anche tutti i poeti presenti per la ricchezza di sapere e di emozioni che vorranno donarci nel breve ma, speriamo, significativo arco di queste due sere.