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04/04/2011

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Boris Novak
NOI POETI SIAMO IMPIEGATI COMUNALI AL SERVIZIO DEL MONDO

di Boris A. Novak

Ho percorso un paradossale cammino poetico: dalla sperimentazione linguistica alla forma classica della poesia, dall'impersonale "soggetto lirico" alla lirica che esprime le proprie emozioni e sentimenti. Agli inizi la mia poesia era inneggiante, limpida, gioiosa, piena di canti che esaltavano il miracolo dell'esistenza di ogni cosa, di ogni creatura e del mondo intero. Divagavo sul misterioso legame di tutto con tutto, grazie all'intreccio del suono con il significato: definendo la mia poetica con il motto che "il suono significa e il significato risuona". Poi ho superato la poesia sonora d'avanguardia e ho scoperto che le forme classiche della poesia rendono possibile la più profonda musica delle parole. Cercavo la perduta integrità del mondo. In seguito, la sua straziante lacerazione ha segnato acerbamente anche la mia poesia. A causa delle guerre nell'ex Jugoslavia negli anni novanta la mia voce poetica si è oscurata: Catastrofe (1991), Il maestro dell'insonnia (1995) ed Eco (2000) sono raccolte di elegie e ballate, in cui la perfezione della forma sottolinea ancora di più la tragica imperfezione e frattura del mondo.
È strano, ma del tutto caratteristico che all'apice della severità formale nella mia voce poetica è ricomparso l'impellente bisogno di esternazione dei sentimenti che si agitavano nel mio intimo. Al poetico ammaestramento dell'insonnia nella "notte mondiale" è susseguita l'aurora di un nuovo giorno - la luce delle poesie d'amore, edite nelle sillogi Alba (1999) e Splendore (2003). La più recente raccolta Riti dell'addio (2005) è un libro di poesie estremamente personali e dolorose, dove cerco di conservare il ricordo delle persone amate e degli eventi, luoghi e momenti che hanno segnato la mia vita. Noi poeti siamo impiegati comunali al servizio del mondo: viviamo per raccogliere gli sguardi e i contatti perduti, la bellezza degli attimi che gli altri rimuovono e abbandonano all'oblio, il fascino delle piccole parole sommesse che agli altri paiono irrilevanti. Scrivere dei bei versi non basta: i versi devono essere veri.



(traduzione di Jolka Milič)
Boris A. Novak è poeta, saggista, drammaturgo, traduttore e scrittore per ragazzi. Nato a Belgrado nel 1953, si è poi trasferito in Slovenia, a Ljubljana, dove si è laureato in letteratura comparata e filosofia. Ha lavorato nel Teatro nazionale sloveno e per dieci anni è stato redattore letterario per ragazzi. Con la tesi "Ricettività delle forme poetiche romanze nella poesia slovena" (edita nel 1995) ha conseguito il dottorato di ricerca alla Sezione di letteratura comparata e teoria...